Rock Impressions

Auticada AUTICADA - Aurea
Vireoradio

Provenienti dal Mantovano ecco un nuovo gruppo emergente in ambito Rock dalle sfumature Progressive Metal. Un esordio questo dalle radici profonde, che risalgono al 1994. La storia del gruppo è alquanto tormentata da defezioni, ma anche da numerose esibizioni live che portano qualche buona soddisfazione, come la vittoria del concorso “Rockcastle” a Suzzara (MN) e molta esperienza.

Il 1997 è uno degli anni più importanti per i ragazzi, anche per l’uscita del loro demo d’esordio. Altri due demo verranno realizzati ed oggi, finalmente, arriviamo alla pubblicazione del primo vero cd. I brani contenuti in “Aurea” sono stati composti nel corso degli anni e denotano uno stile abbastanza personale.

“Dimentica”, scritta nel 1999, apre il disco con le sue tastiere analogiche. Le arie sono spaziali, ma nel cammino si dirigono verso un Prog Metal delicato ma efficace, soprattutto grazie al lavoro della chitarra di Massimo Piacenti. “Bianca Luce”,composta nel 2000, ripete il calco del brano precedente pur peccando in personalità. “Aurea 1” sembra avere più profondità rispetto quanto ascoltato sin d’ora, le partiture comunque restano piuttosto semplici, ma arrivano al cuore. Il brano nella fase strumentale funziona e si mobilita in sezioni vicine al Progressive, risultando gradevole anche nella parte cantata, quella di “Aurea 2”. In “Re Dei Re” gli stilemi sembrano essere gli stessi, leggermente più rivolti a sonorità Metal, specialmente negli episodi di chitarra. Un dolce arpeggio apre “Strega”, momento più ricercato che mostra gli Auticada più ispirati, malgrado qualche segno di inevitabile inesperienza. Prosegue la ruvida “La Strada Delle Ombre Lunghe”, canzone sostenuta da un ritmo più incalzante ma con un ritornello forse un po’ troppo semplice. Nell’insieme una buona prova. “Nel Mio Blu” è composto nel 2002, come quello precedente ed ancora una volta le tastiere sono in prima linea, così come in “Sangue Nell’Anima”. “Vivo” è più Prog Metal con tanto di cambi di tempo, pur rimanendo molto cantautorale. Chiude molto bene “Sesto Senso”, assolutamente il brano più maturo dell’album.

Di per se questo è un lavoro dignitoso, piacevole anche la scelta del cantato in italiano, che funziona meglio che in altri casi. Ora non ci resta che augurare ai Mantovani una pronta maturazione, che di sicuro arriverà col prossimo lavoro. MS



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