La
scena di Canterbury ha sempre avuto il rispetto di tutti gli usufruitori
di musica, anche di quelli che il Progressive non lo hanno mai sopportato.
Le influenze Jazz, le strumentazioni inusuali per il Rock canonico
come il violino, la tromba, il flauto ed altri, hanno fatto scrivere
pagine importanti nel contesto, hanno fatto sviluppare la fantasia
di noi ascoltatori, insomma la Scuola Di Canterbury è e rimarrà
un tassello singolo nella storia dell’evoluzione del Rock.
Kevin Ayers è un nome importante per questa scena, anzi, per
meglio dire è il nome per eccellenza, visto che è componente
dei Wild Flowers e dei Soft Machine, i primi sono i fondatori del
Canterbury sound. Per questo “Joy Of A Toy” è un
album epocale, un misto fra Pop, Rock, Prog e musica Free che denota
l’immensa libertà artistica di cui godono i musicisti
in quegli anni.
Di dischi questo artista ne ha fatti fino al 1974 (data che coincide
più o meno con la fine della Scuola Di Canterbury), mai scontati
e tutti di elevata caratura, ma questo è un debutto che lascia
letteralmente basiti. Oltre al nostro c’è un altro nome
che ha fatto la storia e che sarà fedele compagno di mille
avventure, quello del batterista Robert Wyatt.
Le tastiere invece sono affidate a David Bedford. Il disco si avvale
di numerose partecipazioni a causa della complessità strutturale,
per cui ci imbattiamo anche in strumenti come il violoncello o l’oboe.
La complessità è comunque apparente, non radicata, la
matrice pop è predominante, ricchissima di idee e di allegria.
Orchestrazioni e velato Jazz, queste mie affermazioni potrebbero rendere
ai vostri occhi “Joy Of A Toy” come un prodotto ostico,
pretenzioso, ma nulla di tutto ciò si aggira fra i suoi solchi.
“Town Feeling” e “All This Crazy Gift Of Time”
sembrano addirittura uscire dalla mente di Bob Dylan, la voce profonda
di Ayers ed apparentemente burlona spesso si avvicina a quella di
Syd Barrett dei Pink Floyd, come ad esempio nella psichedelica ballata
“Girl On A Swing”. Ci sono anche buoni assolo tastieristici
e fughe strumentali, “Stop This Train (Again Doing It)”
in questo senso è trascinante oltremodo. Dolce ed acustica
“Eleanor’s Cake (Which Ate Her)”, il flauto apre
le porte, come dicevo prima, al Canterbury sound e lascia traspirare
tutta la sua ariosità bucolica. Più sperimentale “Lady
Rachel”, ci presenta un artista profondo, attento alla formula
commerciale del brano, malgrado il tentativo di fuoriuscire dai canoni
del lecito stazionario Rock.
Con questo disco Kevin Ayers cammina pericolosamente in bilico fra
i confini musicali del Pop, del Rock, del Jazz, della Psichedelica
e dell’improvvisazione, cotanto osare è da campioni di
razza, ma si rischia inevitabilmente di cadere nel dimenticatoio a
causa dell’osticità della proposta al momento non compresa.
Oggi abbiamo la fortuna di poter riascoltare questo lp, e ci accorgiamo
con sorpresa che la polvere non lo ha rovinato. Il suono non è
del tutto datato, anche se si capisce che è degli anni ’70.
La Harvest in quegli anni è una costola del Rock Psichedelico
e di ricerca, non a caso nella scuderia ci incontriamo i Pink Floyd
e a pieno titolo anche il nostro Kevin.
Questo lp lo consiglio a tutti coloro che vogliono capire la storia
di un genere che si è saputo evolvere con il tempo, ma che
ha dato i suoi migliori frutti proprio nei lontani anni ’70.
Buon ascolto. MS |