Negli anni ho imparato ad apprezzare le uscite della Prikosnovenie,
una piccola label che ha sempre prodotto dischi di grande qualità,
ma non sempre i risultati sono all’altezza di tanta tradizione.
Il nuovo progetto capitanato da Carline Van Roos (Lethisn Dreams,
Rememberance) giunge al secondo album , un disco che si pone sulla
scia di quanto sperimentato da formazioni come i Dark Sanctuary o
i compagni di label Arcana, un ambient dark sinfonico o se preferite
una neo classica apocalittica molto solenne e funerea, con partiture
dilatate e rallentate, quasi alla ricerca di una gravità incombente
onirica e maledettamente malinconica.
Il disco si intitola Glacia ed in effetti come titolo è molto
azzeccato, infatti la struttura dei brani ha un incedere invernale,
sembra di assistere ad uno spettacolo glaciale, molto ben raffigurato
dall’artwork del disco, ma a parte queste considerazioni positive
ho trovato il disco veramente noioso, lento fino alla disperazione,
il tema “freddo” poi non aiuta, sarà la voglia
di caldo e di estate che è radicata nel cuore di ogni latino
che si rispetti, ma queste sonorità gelide non fanno breccia
nel mio cuore. La track list propone sei lunghe traccie che hanno
tutte movenze molto simili e alla fine non si riconosce un brano dall’altro
e tutto suona terribilmente uguale, col cantato sospirato e sognante
di Carline, che dopo un po’ appare piatto e impersonale. Non
basta mettere un po’ di orchestrazioni neo classiche per fare
un disco che meriti attenzione. I Dark Sanctuary e prima di loro altre
formazioni hanno inventato questo stile sontuoso, che basa tutto su
un’estetica fine a se stessa, ma la classe è un’altra
cosa e questi Aythis con questo secondo lavoro non centrano di certo
l’obbiettivo, il che non vuol dire che in futuro non possano
attirare nuovamente la nostra attenzione, ma per adesso il giudizio
non è certo esaltante. GB
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