Rock Impressions

Bonifacio Mad Eyes - Zero Over Zero BONIFACIO MAD EYES - Zero Over Zero
Ultra Sound Records
Genere: Prog / Psychedelic
Support: CD - 2018


Paolo Bonifacio è un insegnante di fisica e matematica con una forte passione per la musica, principalmente suona la chitarra e canta, ma si occupa anche di effetti che inserisce nella sua musica dosandoli con sapienza, in modo che tuto risulti attuale pur restando ancorato ad uno stile che potremmo definire classico. Ha vissuto diversi anni all’estero accumulando varie esperienze musicali, e all’ascolto del disco, che suona molto internazionale, il risultato si sente. I musicisti che collaborano al disco sono eterogenei, si va dal flauto di Marco Giannetti, alla tromba di Andrea Paganetto, basso e batteria sono suonati rispettivamente da Timo Orlandi e Stefano Bertolotti. Poi partecipano diversi ospiti che arricchiscono ulteriormente il sound proposto.

La formazione di Paolo comprende il blues psichedelico e il prog. Queste componenti venano i brani proposti nel cd, che a tratti ricordano un mix di Pink Floyd, Gary Moore e Jethro Tull, senza assomigliare a nessuno degli artisti citati. Quando ho accennato alla professione di Bonifacio non l’ho fatto per impressionare il lettore ma perché l’artista parte da un concetto matematico, il limite di un’operazione impossibile, zero su zero, per arrivare ad un concetto filosofico per il quale il risultato di questa operazione assomiglia ai miliardi di possibili combinazioni della vita, che porta ciascuno di noi ad essere unico e irripetibile nonostante siamo fatti tutti della stessa materia. Paolo vuole applicare questo concetto alla sua musica ed ecco le dodici tracce dell’album, che devo dire mi hanno colpito, il rock intriso di psichedelia e di costruzioni progressive è penetrante e ricco di gusto, il blues fa da collante ma è solo una parte del tutto, quella che governa le melodie, sempre ficcanti. Se anche le parti di flauto fanno subito pensare ai Jethro Tull, si tratta comunque di un’associazione sbagliata, perché l’uso dello strumento è molto diverso, serve solo per dare una coordinata, la musica composta da Bonifacio è più nervosa e visionaria.

Il pregio di questo disco è di non sembrare una produzione italiana, anche l’uso dell’inglese è riuscito, sembra molto naturale e la musica è ispirata. Davvero merita una possibilità. GB




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