Jack Bruce è un vero eroe, è dalla fine degli anni sessanta
che ha imposto il suo talento come bassista e come compositore. Cream
e West, Bruce and Laing sono gruppi che non hanno certo bisogno di
presentazioni, sono la Nostra Storia.
Poteva un artista del suo calibro deludere le aspettative? Spesso
anche i vecchi leoni fanno dischi anonimi dei quali non si capisce
il senso. Bruce no, forse oggi è lontano dall'Hard Rock delle
origini, ma ha acquisito un feeling incredibile e ci regala un disco
stracolmo di passione.
Hanno contribuito al disco niente meno che l'amico Eric Clapton, il
grande Vernon Reid, che aveva suonato anche su altri dischi solisti
di Jack, l'irlandese Gary Moore, Dr John e molti altri ancora.
Nella scaletta dell'album ritroviamo "White Room" dei Cream
e almeno un'altro paio di rifacimenti, ma forse anche tutti gli altri
brani dell'album sono cover (non ho nessuna nota e la memoria non
mi aiuta oltre), ma la veste sonora è completamente nuova.
Blues, jazz, soul, ma anche sano rock, si fondono in un unico pregevole
sound. Il disco si muove sugli stessi binari di A Question of Time
dell'89, l'ultimo disco solista di Bruce che conosco, con un accenno
nostalgico sottolineato dalle stupende cover di "Out into the
Fields" (dal capolavoro Why Dontcha dei WB&L) e "Sunshine
of your Love" (da Disraely Gears dei Cream) con un Clapton immenso
che sa ancora rockare alla grande, che mito! I ritmi etnici e jazz
rendono il disco moderno e complesso, un continuo viaggio fra ieri,
oggi e domani, mentre la voce particolare e poetica di Bruce sembra
uscire da un passato mai dimenticato. La sezione ritmica è
stupenda, due batterie più varie congas, in alcuni brani sono
addirittura in tre.
Segnalare qualche brano sui quindici presenti toglie fascino a un
lavoro che trova nella sua interezza la sorprendente vitalità
di un artista che ha ancora voglia di stupire con le sue magie. Welcome
back Jack! GB
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