La scena prog australiana vanta alcuni nomi decisamente interessanti
ma sicuramente poco conosciuti come i Butterfly Effect, i Cog e questi
Caligula’s Horse, senza dimenticare i fuoriclasse King Gizzard
& The Lizzard Wizzard, che sicuramente sono i più conosciuti
di questo lotto. I CH arrivano al sesto album in circa tredici anni
dimostrando una buona tenuta cosa affatto scontata di questi tempi,
soprattutto in un genere che sembra sempre più di nicchia.
Il loro prog a tinte metal è coinvolgente e mescola con disinvoltura
strutture complesse e belle melodie vocali, bravo il cantante ad interpretare.
Seguono idealmente il lavoro di gruppi post moderni come POS, TOOL,
Soen e affini, dove potenza e dolcezza vengono dosate con sapienza,
ecco allora brani che catturano e coinvolgono, atmosfere oscure si
alternano a sprazzi di luce, riff granitici costruiti su ritmiche
dispari vengono intercalati con grandiose aperture dalle armonie suadenti,
un continuo alternarsi di situazioni interessanti. Su tutto composizioni
che si ascoltano volentieri, che ti accompagnano come la lettura immersiva
di un buon libro. Non si può dire che siano una band innovativa
ma compongono buona musica, capace di suscitare emozioni forti.
Oggi il termine prog ha perso il suo significato di innovazione, ricerca
e sperimentazione e viene associato più alla voglia di costruire
brani ritmicamente complessi, costruiti su giri intriganti, che in
qualche caso rischiano di diventare palestre esecutive autoreferenziali.
I Caligula’s Horse non cadono in questo tranello e usano le
personali abilità per fare musica che piace perché bella
da ascoltare. GB
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