Rock Impressions
 

INTERVISTA A BOB CATLEY (versione inglese)
di Giancarlo Bolther

Spirit of Man, il titolo richiama temi come la religione e la filosofia, cosa pensi della religione e quanto sei religioso?
Non sono una persona religiosa, ma credo in Dio. Il mio Dio, il Dio che si prende cura di me e delle persone che mi stanno vicine. Dio è nel cuore delle persone, non sta appollaiato su una fossa su cui piangere!

C’è un messaggio filosofico che vuoi lanciare con questo album?
No davvero, quello che desidero è che le canzoni piacciano alla gente in quanto tali e che possano riconoscersi con quanto ho cercato di dire nei testi.

La tua musica è un mezzo per fuggire dalla realtà o serve per affrontarla?
La maggior parte delle canzoni parlano delle relazioni fra persone, cose che capitano un po’ a tutti noi, quindi Spirit Of Man vive nel mondo reale e si preoccupa dei nostri amici, delle nostre famiglie, del nostro popolo, cose che sono molto importanti nella nostra vita, ma anche delle nostre cadute, delle nostre gelosie e del desiderio di vedere in uno specchio cosa siamo diventati.

Come sono nate le canzoni?
Per questo album le canzoni sono state scritte da Dave Thompson e Paul Uttley dei Lost Weekend, che hanno composto nove brani, e da Vince O’Regan, il mio chitarrista e produttore, che ha composto le altre tre, più il brano “Temptation” che è la bonus track della versione Giapponese.

Musicalmente parlando Spirit Of Man è un album di fede nel futuro o di conferma di quanto hai fatto in passato?
Veramente di entrambe, dipende da ogni singolo brano. Per esempio la title track “Spirit of Man” è una canzone di speranza, che invita le persone ad unirsi per raggiungere un livello migliore di vita. Invece “Judgement Day” e “End of the Story” sono una riflessione sul nostro passato e di come siamo considerati dagli altri.

Dopo tutti gli album che hai realizzato trovi più facile o più difficile fare un nuovo album?
Dipende dalle persone con cui sto lavorando, da chi compone i brani, da quanto feeling abbiamo e anche dalla qualità intrinseca dei brani che essi scrivono per me, ma ogni volta per fare un nuovo album io guardo avanti e per me non è mai un “duro lavoro”, semplicemente perché amo fare questo, senza preoccuparmi di quanto tempo ed energie devo metterci.

Con il tuo progetto solista hai scelto un sound molto vicino ai primi Magnum, perché? Sei nostalgico di quel sound?
Tony Clarkin nel passato ha scritto delle canzoni con uno stile epico grandioso e con i miei album solisti sono riuscito a rinnovare questa eredità con dei compositori diversi. È vero, io cerco di ricreare il sound e le emozioni di quel periodo, ma al tempo stesso cerco di guardare sempre avanti con la nuova formazione dei Magnum e sostengo la nuova direzione artistica che sta seguendo Tony, quella che lui sente dentro di se quando scrive.

Non hai mai pensato di proporre questo materiale al tuo vecchio gruppo?
Se tu intendi i Magnum, la risposta è no, ma mi piace molto proporre dal vivo alcuni pezzi dei Magnum per accontentare il pubblico e i promoters al tempo stesso, anche se la mia intenzione principale è sempre quella di mettere in primo piano il materiale che ho proposto come solista.

Cos’è successo quando hai deciso di uscire dai Magnum e perché avete poi deciso di riformarvi?

I Magnum sono stati insieme per circa vent’anni e Tony stava cercando nuove idee e nuovi stimoli, quindi si è trattato della fine di un’era e tutti ne abbiamo preso atto. Io e Tony abbiamo formato gli Hard Rain, sciolti gli Hard Rain ho iniziato a lavorare con Gary Hughes, perché desideravo avere un gruppo tutto mio e una carriera solista. Poi un giorno Tony mi ha chiamato per chiedermi cosa ne pensavo di riformare i Magnum con lui, così oggi sono molto felice di poter portare avanti entrambe, due realtà che amo allo stesso modo.

Verso la fine degli anni ’80 il sound dei Magnum è cambiato, passando da sonorità epic ad un hard rock melodico piuttosto commerciale, perdendo un certa magia, cos’è successo e tu eri daccordo con quella decisione?

A questa domanda dovrebbe risponderti Tony, che era il compositore e il produttore dei Magnum, ma personalmente credo che ogni tanto ci sia bisogno di cambiamenti e di trovare nuove vie espressive, serve per crescere come compositore. Non si può fare le stesse cose per tutta la vita quindi sono stato felice quando Tony prese la decisione di cambiare, desideravo farlo anch’io come cantante.

Quali emozioni hai provato con la reunion?

Calcare di nuovo lo stage di fronte ai fans dei Magnum, che sono davvero il miglior pubblico del mondo, è stata l’emozione più bella che ho provato!

Qual’è il tuo album preferito dei Magnum e quale invece quello che non ti piace e perché?
Non c’è nessun album che non mi piace dei Magnum. Come potrei guardare indietro e non essere nient’altro che orgoglioso di ogni album che abbiamo fatto, ma penso che On A Story Tellers Night sia il mio album preferito, perché è molto importate anche per i fans ed è anche quello che ha i brani più richiesti dal vivo.

Quali sono i tuoi ricordi preferiti degli anni ottanta?
Penso che i ricordi più belli siano legati ai tour che abbiamo fatto con gruppi come i Judas Priest, Whitesnake, Def Leppard, Ozzy Osborne per tutta l’America, poi i festivals con ZZ Top, Bon Jovi, Metallica, Status Quo, Meat Loaf, Black Sabbath, aver fatto crescere due figlie, registrare a Montreaux con Roger Taylor dei Queen, Sex Drugs, Rock 'n Roll, insomma le solite cose!

E la più grande soddisfazione?
Sapere che i Magnum mi hanno dato la vita che ho oggi e al tempo stesso la possibilità di portare avanti la carriera solista di questi anni, ma principalmente di avere l’incrollabile fedeltà e apprezzamento di molti fans di ogni parte del mondo che amano la musica di cui io ho avuto il piacere di far parte.

Hai accumulato molta esperienza nel mondo musicale, cosa ti ha insegnato?
Principalmente di godermi il più possibile i buoni periodi, perché ci sono anche altrettanti momenti tristi. È molto facile venire disillusi dal mondo del business, quindi non bisogna aspettarsi di diventare milionari in una notte, bisogna invece cercare di essere preparati a superare tutta la merda che di capita addosso e sforzarti il più possibile di per ricavare il successo da questo, poi eventualmente puoi trovare i riconoscimenti che stai cercando, in molti contrattempi, con la speranza di diventare col tempo una persona più allegra e migliore!

Ci puoi descrivere l’incontro con Gary Hughes e Paul Hodson e quali sono le differenze tra i due?
La mia casa discografica dell’epoca e la mia manager Annie combinarono un incontro con Gary per discutere sulla possibilità di fare qualcosa insieme su alcune canzoni che egli aveva scritto pensando che fossero perfette per la mia voce. Io fui d’accordo e così iniziammo a registrare The Tower. Mi facevano venire in mente le canzoni che avevo cantato all’inizio coi Magnum, così il mio cuore era molto vicino a quei brani e è finita che abbiamo fatto altri due album insieme, Legends e Middle Earth, entrambe in uno stile molto AOR. Per quanto riguarda Paul, egli aveva suonato le tastiere con gli Hard Rain, il gruppo che avevo formato con Tony Clarkin, e lui si era offerto di prendere il posto di Gary, che nel frattempo aveva già fatto abbastanza per il nostro progetto comune. I brani composti da Paul sono più duri, più metallici nel loro insieme, ma al tempo stesso commerciali, il che ha dato una dimensione nuova alla mia voce e Empire Burn mi ha dato una nuova direzione da seguire e ha allargato la fascia di pubblico che mi segue, che spero di allargare ancora con Spirit Of Man. Mi è piaciuto molto lavorare con entrambe loro e siamo ancora ottimi amici.

Cosa hai provato a suonare con gente che è cresciuta ascoltando la tua musica?
So che loro hanno un grande rispetto per me e per quello che ho fatto in passato ed è veramente bello poter lavorare con musicisti del calibro di Vince O’Regan, Dave Thompson e Paul Uttly dei Lost Weekend, Oliver Wakeman, Jamie Little e Gavin Cooper, della mia band da solista, perché tutti vogliamo fare lo stesso tipo di musica che ho sempre amato e tutti loro la pensano allo stesso modo, quindi siamo tutti allo stesso livello, nonostante le nostre differenze di età, perché l’età non centra niente con la musica.

Che differenze hai trovato a lavorare come solista rispetto ad avere una band?

Da solista sei responsabile per tutte le decisioni che ci sono da prendere, anche per tutti quelli che lavorano con te. Fortunatamente ho un manager molto abile che si occupa di tutti gli aspetti economici e coordina le attività fra le case discografiche e fra i promoters, ma spetta a me decidere chi farà parte della mia band e chi dovrà scrivere per me le canzoni e se qualcosa va storto la rsponsabilità è mia, ma faccio il possibile perché questo non accada mai.

Come sei entrato in contatto con la Frontiers Records?

In precedenza ero sotto contratto con l’inglese Now and Then Records e la Frontiers era la casa straniera distributrice per il mercato europeo, Mario e Serafino hanno sempre fatto un ottimo lavoro per promuovere i miei dischi solisti, così è stato molto naturale per me firmare subito con loro non appena era terminato il contratto con la Now and Then e devo dire che sono molto contento di far parte dell’impero della Frontiers e spero potremo avere un lungo e fruttuoso futuro da affrontare lavorando insieme.

Molti grandi gruppi stanno firmando con piccole case discografiche e le grandi compagnie sono sempre più in difficoltà, cosa pensi di questa situazione?
Credo che le grandi compagnie abbiano così tanti gruppi sotto contratto che alla fine promuovano solamente quelli che fanno musica utile per i loro profitti. Mentre le piccole case sembrano avere un’attenzione maggiore verso il rock e cercano veramente di aiutare un gruppo con la promozione, l’organizzazione di un tour, etc. così come accade con la Frontiers che oggi ha sotto contratto gruppi come i Journey, i Toto e i Thunder o la SPV che ha sotto contratto i Magnum e moltri altri che hanno così potuto rivitalizzare la loro carriera, quindi dobbiamo essere grati al fatto che il rock è tornato in buone mani ancora una volta.

Questi sembrano tempi molto difficili. Cosa pensi di questo periodo, sei ottimista o hai paura del futuro?
Dopo due guerre mondiali avvenute nel secolo scorso uno è portato a pensare che le persone e i governi abbiano imparato a vivere insieme, ma sfortunatamente tutte le volte non è così. Tutto quello che dobbiamo sperare è di avere un futuro migliore e apprezzare tutto quello che abbiamo nella nostra vita nel momento presente. Sono convinto che prima o poi le cose andranno a posto e per questo sono molto contento di essere in una band e di non essere un politico!

Vuoi chiudere con un saluto ai fans italiani?
Ciao a tutti, spero che stiate apprezzando il mio ultimo disco Spirit Of Man e vi voglio ringraziare tutti quanti per essere stati sempre degli amici così cari della musica. Cercate di venire a vedere il gruppo dal vivo al più presto e spero che le nuove canzoni trovino un posto nel vostro cuore.
Cheers Bob Catley

GB

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