Rock Impressions
 

INTERVISTA AI CHANTS OF MALDOROR
di Giancarlo Bolther

Ci puoi raccontare la storia del vostro gruppo, come vi siete conosciuti e quali sono state le tappe che avete affrontato?
ECHO: Io e Adolphe ci conosciamo dai tempi del liceo, eravamo compagni di classe. All’epoca lui era impegnato con David in diversi progetti musicali. Quando è fallito il loro progetto “Mother Tenebrarum” abbiamo deciso, spinti anche dall’amicizia che ci legava, di formare i Chants of Maldoror. Per molto tempo l’entusiasmo ci ha sempre sostenuto: infatti con grande entusiasmo abbiamo affrontato i primi concerti e le prime esperienze in studio. Ma devo ammettere che durante i 5 anni che separano “Thy Hurting Heaven” da “Every Mask Tells The Truth” un po’ abbiamo perso questa energia, forse a causa dei mille impegni che quotidianamente ci separano dalla musica, soprattutto ora che abbiamo iniziato a lavorare… molto meglio quando eravamo dei poveri studenti…

Avete appena realizzato il vostro secondo album, com’è andata, siete soddisfatti del risultato?
LOREN: Certo che siamo soddisfatti! Ovviamente siamo consci di pregi e difetti dell’album,e ci sono delle cose che col senno di poi non rifaremmo in quel modo, ma credo che questo sia naturale, e che proprio in ciò risieda la forza che ci spinge ad andare avanti, a metterci in discussione e a migliorarci, tentando anche nuove strade e nuove soluzioni…

Ci sono delle differenze sostanziali con quello precedente?
LOREN: le differenze con “Thy Hurting Heaven” stanno proprio nel conscio superamento di quelli che erano i limiti e i difetti di quell’album. Ora il nostro sound è più “organico” e funzionale alle necessità espressive, e sia in fase compositiva che durante il lavoro in studio abbiamo prestato molto più tempo e attenzione al dosaggio e alla cura dei singoli strumenti e delle voci. Questo ovviamente ha portato via molto più tempo che nelle precedenti esperienze, anche tenendo conto del fatto che non viviamo della nostra musica, e che quindi il tutto è stato ulteriormente dilatato a causa dei vari impegni personali… In definitiva, rispetto al primo album, siamo cresciuti come singoli musicisti e come persone, anche i nostri gusti sono cambiati sotto molti aspetti, e diverso è il nostro modo di guardare alla musica, anche come semplici fruitori…

Quanto tempo avete impiegato per realizzarlo, avete affrontato delle difficoltà?
ECHO: Per realizzarlo tanto. Tantissimo. Troppo. Per la composizione e la registrazione dei brani non abbiamo avuto nessuna difficoltà, soltanto la voce ci ha tenuti fermi un bel po’ di mesi. Ma quello che ci ha messo veramente in crisi è stato l’impatto con il mondo del lavoro; conciliare lo studio e il lavoro con tutte le nostre passioni è stato quasi impossibile. L’obiettivo che ora mi sono prefissa è di riuscire al più presto a riunire in una le tre cose, ma questo è un percorso veramente lungo e duro.

Mi puoi parlare dei testi del nuovo album, a cosa vi siete ispirati?

ADOLPHE: I miei testi stanno cambiando molto, così come sto cambiamdo io. Mi capita sempre più spesso di scrivere di cose reali, strettamente personali, anche molto intime… In passato era diverso, tutto era più astratto e irreale… forse anche perché non c’era granché da dire sulla mia vita… Ho passato anni e anni chiuso nelle mie letture, nei miei ascolti, frequentando un ristrettissimo numero di amici. E’ una fase che reputo conclusa. Rifugiarsi nell’utopia non può essere una soluzione all’inadeguatezza rispetto a questo mondo. E’ anche di questo che parla un testo come “Cruel With Us”.

Il vostro sound è molto forte e dark, qual è il messaggio che volete mandare a chi vi ascolta?
ADOLPHE: Non c’è un particolare messaggio che vorremmo mandare a chi ascolta la nostra musica… Certo, effettivamente non è musica da intrattenimento ma ci stiamo lavorando su… scherzi a parte, credo che ogni canzone abbia una sua anima specifica ed un significato altrettanto peculiare. Ovviamente un minimo comun denominatore potrebbe essere il disagio, un certo “male di vivere”, ma non credo che sia poi sempre così…
ECHO: Non c’è in effetti un messaggio preciso dietro le nostre canzoni, sono soltanto sensazioni, intuizioni che prendono vita e forma. Il lavoro più difficile e importante per noi è quello di mantenere viva la prima intuizione man mano che il pezzo viene composto e poi prodotto. Forse è per questo motivo che senti il nostro sound particolarmente forte.

Qual'è il vostro background musicale, quali sono gli artisti che vi hanno maggiormente influenzato?
LOREN: il nostro background è molto vario, in quanto ascoltiamo praticamente di tutto e quindi siamo influenzati da qualunque cosa e da nessuna al tempo stesso. Ognuno di noi ha ascolti e influenze a volte anche molto diversi, e credo si possa percepire dalla musica che facciamo. Personalmente posso citare alcuni nomi in cima alla mia lista di gradimento, che vanno da classici del rock come Bowie, Led Zeppelin e Beatles a Cocteau Twins, Smiths e Morrissey, i Television e anche Jeff Buckley e Nina Simone, ma la lista potrebbe andare avanti per pagine intere, e questo credo non interessi proprio nessuno!
DAVID: Il mio background è fatto di classici della musica rock ’70 e della New Wave ’80; ascolto molta musica e spazio tra generi e gruppi. Attualmente non saprei dirti con precisione quali sono le mie esatte coordinate e non saprei riconoscere quali tra gli artisti che stimo mi influenzano, probabilmente un po’ tutti.

E fra i gruppi di oggi cosa vi piace di più e cosa ne pensate della scena attuale. Com’è la scena italiana in particolare?

ADOLPHE: La “scena” attuale non mi interessa. Non ascolto la musica dark da molto tempo. E se mi capita per caso, non mi piace. Davvero. L’ultimo disco che ho comprato è quello delle “Chicks on speed”
DAVID: Ci sono molte buone band in giro, tra queste Oneida, El Guapo, Liars. Sono band molto interessanti che seguo con molto interesse, ma nessuna appartiene alla scena dark-gothic, genere al quale resto legato solo attraverso i classici del passato.
LOREN:Sinceramente, non seguiamo molto la scena, internazionale o italiana che sia… siamo concentrati solo su noi stessi e in ambito dark/goth rimaniamo legati per lo più alle cose buone di sempre, ai classici. Comunque tra le uscite recenti ho trovato molto interessnti “Wind in the wires” di Ptrick Wolf, “Funeral” degli Arcade Fire, e “Misery is a Butterfly” Dei Blonde Redhead, tre dischi che mi sento di consigliare appassionatamente…

Molti artisti che fanno musica simile alla vostra sono coinvolti in pratiche esoteriche e occulte, voi come vi ponete rispetto a questi argomenti?
LOREN: noi siamo musicisti, ed è solo questo che ci interessa. Ovviamente questo non vuol dire che non abbiamo interessi al di fuori della musica o che in quanto individui non abbiamo una nostra forma di religiosità, ma nulla ha a che vedere con pratiche occulte! Siamo più che altro attratti a livello filosofico e poetico da certe simbologie, come credo si possa intuire da alcuni testi e dal tipo di artwork che utilizziamo… inoltre, secondo me, certi gruppi dovrebbero pensare più alla musica invece di sbandierare ai quattro venti appartenenze ad antiche sette religiose e tragicomici cammini iniziatici!
ADOLPHE: Mi è sempre interessata l’alchimia ma solo in relazione alle arti figurative. Pratiche esoteriche e affini le trovo “pittoresche” e talvolta ridicole. E’ come per le religioni: rivelano la debolezza di un uomo che non riesce semplicemente ad accettare la sua natura di essere mortale. Se poi come spesso accade l’esoterismo deve diventare un pretesto per mettere in piedi una bella orgia, beh, a quel punto almeno è servito a fare qualcosa di utile!

Avete una filosofia… la vostra visione del mondo è…
ADOLPHE: La mia visione del mondo? E’ una merda. Ma se ogni tanto ha qualcosa di buono e divertente da offrirmi, sono pronto a spremerlo fino all’osso…
Credo che non ci siano altre vite oltre a questa che mi è capitata, così non è il caso di perdere tempo a piangersi addosso se non va tutto come dovrebbe. Vorrei semplicemente arrivare a morire con un sorriso sulla faccia. Un sorriso di appagamento…

Come vivete la realtà quotidiana fuori dal gruppo, che tipi di persone siete?
LOREN: siamo persone normali che affrontano la vita con tutti i suoi alti e bassi, che credono in quello che fanno e che si sforzano di fare della musica più di un semplice e dispendioso hobby… e la cosa non è affatto facile quando ci si va a scontrare con una realtà fatta, dentro e fuori l’Italia, di arrivismo, mediocrità e opportunismo, anche partendo dai livelli più bassi!
ADOLPHE: Nella vita di tutti i giorni lavoro molto e quando posso cerco di godermela. Mi piacerebbe poter dedicare molto più tempo alla musica, ma purtroppo non è una forma di guadagno economico, così, come tutti, sono assorbito da questo sistema per cui devi lavorare molto e vivere poco. Fortunatamente il mio lavoro mi piace, e quindi evita depressioni estreme e abuso di psicofarmaci. Nel caso in cui potessi vivere da ricco musicista, beh, sarei addirittura felice.
ECHO: Siamo persone normali, forse un po’ asociali (escudo Adolphe da queste considerazioni) che hanno la sfortuna forse di guardare il mondo con un certo distacco. Abbiamo grandi passioni e grandi progetti ma la realtà italiana rende la vita dura a chi osa indirizzare in questo modo la propria esistenza; tutto ciò a volte provoca in noi un po’ di confusione. Quando eravamo tutti a Frosinone forse ci concentravamo più serenamente sui nostri obiettivi, aiutati forse dall’atmosfera ovattata della provincia. Il caos e le mille distrazioni di Roma ci hanno un po’ dispersi, un pò allontanati.

La musica gothic è nata venticinque anni fa, ma mi sembra che manchino gli artisti carismatici emersi agli inizi, penso ai Bauhaus, ai Joy Division, ai Siouxie, ai primi Christian Death, secondo voi da allora a oggi cosa è cambiato?
DAVID: All’epoca penso che le band che tu citi non avessero schemi e limiti dettati dall’appartenenza ad un genere; avevano un approccio alla creatività più libero, spontaneo, sperimentale ed eclettico, che si è perso con il passare degli anni, creando un’atrofizzazione e una grettezza di idee che affligge ormai dagli anni ’90 il genere Gothic.
ADOLPHE: Rispetto a 20 anni fa è cambiato tutto: le band di allora esploravano un territorio musicale relativamente vergine. Oggi si parla di “scena”, di “genere”. E’ una cosa che trovo molto poco stimolante, è come se ogni band si impegnasse ad aderire perfettamente a queste cazzo di etichette… C’è la rivista che si occupa solo di queste cose, il negozio di dischi specializzato, il negozio in cui comprare il vestitino da perfetto dark, il locale in cui puoi stare in compagnia di altri disperati… no, non mi piace affatto… ci terrei molto a tirarmi fuori da questo ghetto, è una cosa che può funzionare quando hai sedici anni, ma ora come ora mi rende molto triste.

Secondo me voi suonate come i grandi gruppi degli anni ottanta (per me è un grande complimento), nel senso che suscitate le stesse sensazioni e avete lo stesso approccio alla musica, perché pensate che sia importante riprendere quel tipo di sound?
DAVID: Non riprendiamo in modo programmatico quel sound, semplicemente ci piace suonare e proporre ciò che amiamo di quei grandi e irraggiungibili gruppi degli anni ’80; forse evochiamo le stesse sensazioni perché quando componiamo cerchiamo di avere la stessa propensione all’eclettismo.
ADOLPHE: l’essere cresciuti ascoltando un certo tipo di musica ha ovviamente un’influenza molto forte sul tuo modo di suonare, ma tutto questo avviene in modo assolutamente naturale… Non credo che la questione sia “perché è importante riprendere quel tipo di sound”. Le band che hai nominato facevano musica grandiosa, ed è questo che le rende ancora oggi perfettamente attuali.

Il vostro cantante ha una tonalità che lo accosta sia a Peter Murphy che a Rozz Williams, trovate che questi accostamenti siano un limite o sono un utile biglietto da visita per il gruppo?
ADOLPHE: Questo tipo di paragoni sono un po’ entrambe le cose: un limite e un utile biglietto da visita, ma soprattutto sono una noiosissima seccatura.

Secondo voi perché il gothic dopo tanti anni è ancora così popolare?
ADOLPHE: Sicuramente non ho mai percepito questa popolarità del gothic… forse a livello estetico… certo, si può dire che alcune peculiarità dell’estetica dark si possono periodicamente ritrovare sulle passerelle di Milano o Parigi, e qualche volta su MTV nei videoclip di qualche artista pop, ma la musica no, non mi sembra sia mai stata molto popolare. Forse in Germania…

Quali sono i vostri progetti futuri?
ECHO: Fare tanti dischi, tanti video e tanti concerti.

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