I fratelli Maurizio e Roberto Giannone alcuni anni fa hanno dato vita
a questo progetto giunto al terzo album. Nella loro musica troviamo
un mix di cantautorato e folk. Siciliani di origine, ma con animo
cosmopolita, col tempo hanno costruito un sound molto variegato e
profondo. Molte sarebbero le cose da raccontare di loro, mi limito
a segnalare che nella tredicesima edizione del contest americano International
Songwriting Competition hanno vinto nella sezione World Music con
una giuria composta tra gli altri da artisti del calibro di Pat Metheny,
Tom Waits e Robben Ford.
Lo spessore di questi musicisti appare evidente fin dalle prime note
del disco, si sente subito che c’è un lavoro meticoloso
sui suoni e sulle scelte melodiche, anche nei momenti più legati
alla tradizione si avverte una ventata di aria fresca. Musica per
lo più acustica, Roberto è un raffinato chitarrista
e canta alcuni brani, oltre a suonare anche il basso, Maurizio ha
iniziato come cantante per poi immergersi nelle percussioni, con un
set creativo che usa con grande espressività, chi l’ha
visto dal vivo sa di cosa parlo. I testi sono in parte in dialetto
e in parte in italiano, la voce pulita permette sempre una facile
comprensione. I testi sono profondi e molto poetici. Ma la cosa che
più mi ha colpito da subito è la bellezza delle melodie
cesellate da questi artisti.
L’album vede la partecipazione di numerosi musicisti amici,
mi preme ricordare almeno Paolo Benvegnù, purtroppo recentemente
scomparso. Paolo (insieme a Michela Manfroi degli Scisma) ha contribuito
alla stesura e produzione di un brano in cui canta insieme ai Giannone,
e in un altro ha programmato gli archi.
Un disco prezioso che, se vi piacciono le belle canzoni e lo farete
vostro, vi posso assicurare ascolterete molto più di una volta
sola. GB
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