Rock Impressions

Crack the Sky - Living in Reverse
CRACK THE SKY - Living in Reverse
Loud & Proud
Genere: Prog
Support: CD
- 2018


Era da molto che mi volevo occupare dei Crack the Sky, che credo siano veramente poco conosciuti dalle nostre parti, infatti non li sento mai nominare nei circuiti di appassionati e i loro dischi sono abbastanza rari. Eppure sono insieme dai primi anni settanta e hanno già pubblicato oltre venti album in studio. Il motore della band è il cantante, chitarrista e tastierista John Palumbo, che è uno dei membri più longevi, anche se era uscito fra il ’78 e l’80. Provengono dalla regione West Virginia, una terra che sembra lontana anni luce dal tipo di musica proposto da questi artisti, il prog. Quando si pensa all’America sembra quasi che nessuno sia stato capace di lasciare il segno in questa branca della musica rock. Eppure abbiamo avuto nomi illustri come Pavlov’s Dog, Happy the Man, Styx, Rush, più recentemente Echolyn, Cast e Rocket Scientists, ma niente, sembra che il prog americano (non intendo solo gli USA) non sia considerato.

I Crack the Sky con la loro lunga storia meritano di essere conosciuti ed apprezzati. Hanno alle spalle una tradizione importante, con album di ottimo spessore, pertanto vi invito sinceramente a scoprirli. Questo ultimo disco è la conferma di quanto scritto sopra. Il sound è fresco, nervoso, molto lontano dalle produzioni a cui siamo abituati, tuttavia se accettiamo la sfida di ascoltare senza pregiudizi qualcosa di “nuovo”, troveremo molti spunti interessanti.
Il disco si apre con un brano che mescola melodie americane ad un ritmica incalzante e genera un senso di allarme e inquietudine. Suoni postmoderni e non convenzionali, il pezzo dimostra subito la personalità della band. La title track è il brano radiofonico che non può mancare. Anche in questo caso non si tratta di musica banale o di facile presa, le melodie sono ficcanti, entrano subito in testa, ma il tessuto è ricco di sonorità con molte sovrapposizioni di voci, il risultato è sicuramente originale. “Raining Rain” mostra il lato più hard dei Crack the Sky, la base è un torrido blues, che diventa progressivo per i suoni non convenzionali. “Red Rosary” è una ballad piacevole, ma che aggiunge poco. Con “Hit” si riprende a giocare coi suoni e con un modo personale di scrivere musica, la band suona alla grande, di sicuro chi si aspetta un prog di stampo classico resterà molto deluso, i CTS guardano al futuro e scrivono musica che non è facilmente etichettabile o accostabile, creano atmosfere e groove pieni di tensione, ma con un’attenzione tutta americana alla melodia. Questo vale anche per il brano “Big Dipper” che dimostra tutto il valore di questi artisti, uno dei momenti più alti del disco. Senza fare un resoconto di ogni singolo brano quello che colpisce è la voglia di fare musica che sia moderna, complessa e piacevole da ascoltare.

Il lato americano come avrete capito non manca e questo non piacerà a chi ama la musica molto oscura e ostica, però i CTS sono una band eccellente e non mancheranno di piacere a coloro che cercano svago in un contesto artisticamente di grande spessore. GB




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