I Delyria sono una band di Grosseto e con “Regression In Mind”
sono al terzo lavoro da studio. In realtà i primi due “At
The Wane Of The Sun” e “Tales From My Abyss” sono
mini cd e quindi possiamo ritenere questo un vero e proprio debutto
ufficiale. Si formano nel 2005 e li troviamo oggi nella seguente line
up: Francesco Angelini (basso), Daniele Cavalli (Batteria), Andrea
Germinario (voce), Giancarlo Lucheroni (chitarra) e Fabio Barbetti
(chitarra). Chi segue il genere avrà gia sentito nominare il
nome Delyria, in quanto i demo sono stati gia ben recensiti da diverse
riviste specializzate e webzine.
Nella loro musica si incontrano diverse influenze, ma il binario è
quello del Death Metal. I brani contenuti sono undici e tutti della
durata media di quattro minuti e poco più. C’è
ovviamente rabbia nella musica, c’è potenza , “Empty
End For An Empty Man” apre il disco e mette immediatamente le
carte in tavola. In un atmosfera cupa, la voce sofferente e grintosa
di Andrea disegna scenari apocalittici. Le chitarre scaricano i riff
quasi all’unisono, supportate da un ottima ritmica, “Freedoom”
ne è un buon esempio. Non possiamo nascondere la passione della
band per i Slayer, spesso e volentieri richiamati in certi movimenti
sonori.
Le orecchie vengono aggredite anche in “Fall”, brano dalla
ritmica spezzata e dalla movenza monolitica. Malgrado tutto, gli interventi
di chitarra seguono una buona melodia, gli assolo sono piacevoli e
ben si intersecano nel contesto. “Engraved In A Web Of Hate”
è sicuramente un pezzo che rende bene dal vivo, comunque di
routine, come “Life Under Rotten Sky” anche se quest’ultimo
gode di un miglior songwriting. Aumenta il ritmo , ancora di più
con “Far From Reality” i Delyria non hanno pietà
, vanno dritti verso l’obbiettivo. Anche in questo caso le chitarre
recitano una melodia interessante, che spezza decisamente l’ascolto
rendendolo meno pesante. Ma , direte voi, questo è metallo
pesante! Si è vero, ma una raffica di brani cartacarbone non
hanno senso di esistere e questo i Delyria sembrano saperlo.
Il genere Death è questo, si sa e chi lo segue vuole essere
sommerso da valanghe di chitarre e grida, niente paura, siete in buone
mani. “Eternal Slaves Of The Mirrors” è uno dei
miei pezzi preferiti, proprio lo specchio di come si deve costruire
un brano del genere, senza stancare troppo. Di nuovo a tutta birra
con “Eulogy” e ancora mi trovo a tessere le lodi di un
buon songwriting, anche in questo caso variegato e possente. “Dark
Omega” non aggiunge nulla di nuovo, mentre la conclusiva “Lost”
è il classico dulcis in fundo, quasi sette minuti di metallo
pesante e fumante.
Passatemi questo “Regression In Mind” come un debutto
ufficiale ed altresì una buona sorpresa, in quanto in Italia
non ce ne sono poi così tante di band che sanno cimentarsi
in un lavoro così diretto e professionale. Complimenti ai Delyria
e un consiglio, scrollatevi di dosso la polvere dei maestri del genere
o rischierete di sparire nel vortice dei cloni… e ce ne sono
a migliaia… occhio. MS
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