Ehi, si chiamano come il mio testimone di nozze! Ecco la prima sorpresa,
la seconda mi viene riservata dalle bellissime canzoni contenute in
questo loro terzo lavoro. Sì, perché i nostri non sono
proprio dei novellini, e Gold lo conferma.
Grande inizio con “Grizzly bear” (che titolo!), eppoi
giù per la tracklist accompagnati da “Salama”,
“Lucy” (riverberi chitarristici a la Snake Corps si possono
intravedere nascosti tra le sue fitte trame), la stupenda “Vienna”
(no Ultravox connections, e sul loro secondo disco, “Two”,
c’è pure una “Heaven over Milano”!), una
“The distance in between us” sicura hit dei dancefloor
indie, “Metz” che consolida la tradizione dei nomi di
città utilizzati come titoli, fino alla conclusiva “She
is”. Che bella corsa, e... Ah!, dimenticavo, i Diego suonano
proprio come certi gruppi oggidì assai a la page (e non voglio
citare né origini né discendenze, scopriteli voi), che
fanno della verve delle sei corde e dei bassi pulsanti il loro credo
assoluto.
Aggiungete la bella ed enfatica voce di Andreas, una batteria essenziale,
una carica melodica che da un gruppo tedesco difficilmente c’aspetteremmo,
ed eccovi servita la semplice ricetta dei Diego (nome che deriverebbe
da un soprannome che i suoi compagni di band volevano affidare al
chitarrista Ralf. A questo non piacque, così venne riciclato
come efficacissimo monicker!). AM
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