Se
c’è un genere che viene considerato come uno dei più
standardizzati e inamovibili è il doom, sembra che tutti più
o meno debbano ispirarsi ai soliti modelli: Black Sabbath in primis,
i Judas Priest di Sad Wings of Destiny, poi ancora i white metallers
Trouble e gli ossianici Candlemass, chi più chi meno questi
sono i quattro gruppi che hanno tracciato le coordinate su cui si
basa il genere e in cui si muovono bene o male tutti gli emuli, con
rarissime eccezioni. Una band che ho trovato originale sono i Naam,
ma con mia sorpresa anche questi El Camino si presentano con un album
decisamente personale, pur abbracciando questo genere.
Ovviamente abbiamo alcuni canoni che sono rispettati, il drumming
lento e sofferto, il suono saturo delle chitarre e del basso, le tematiche
oscure nei testi con una iconografia spettrale e satanica, che si
esprime anche nel titolo crowleiano dell’album (quest’ultima
non è proprio una caratteristica comune a tutti i gruppi doom,
anzi), insomma sembrano i soliti cliché… invece questa
band possiede un sound distintivo, che in qualche misura arricchisce
il genere. Si tratta di come sono costruite le strutture armoniche
dei brani, quindi solo l’ascolto diretto vi può chiarire
quanto affermo, perché anche una descrizione minuziosa track
by track, non farebbe luce. La voce caustica e malsana del vocalist
è l’unica cosa che si distingue in modo netto dai cantanti
doom di altre formazioni, molto più moderna, che ha subito
l’influenza di tanti anni di metal estremo e di growling, pur
senza eccedere. Apre la strumentale “Prelude to the Horns”,
l’aria si riempie subito di zolfo e inizia un riffing assassino,
che è la componente distintiva di questa band. “Hail
the Horns” sembra vomitare cattiveria, l’unico brano che
ricorda vagamente i capostipiti del genere. “We Ar the Dark”
mantiene quello che promette, difficile fare un brano più oscuro
di questo, un vero manifesto del genere. Il resto dei brani segue
quanto già espresso in modo rafforzativo, il sound resta sempre
compatto e distintivo. Un’ultima parola la spendo per la conclusiva
“Abra Kehdabra” che è incisa alla rovescia, alimentando
se volete l’aura satanica di questo tenebroso cd.
El Camino è un gruppo decisamente oscuro, forse anche troppo,
manca quella vena esistenziale che è il pregio principale di
molti artisti dediti al doom, c’è solo tanta disperata
cattiveria, non c’è traccia di luce, non c’è
nessuna speranza, chi ascolta questa musica entra in un vicolo cieco,
che presto diventa un labirinto senza uscita. GB
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