A
oltre due anni dal precedente lavoro Sunwar The Dead, ecco finalmente
il terzo capitolo della saga che doveva essere composta da cinque
album e che invece il gruppo annuncia prematuramente di aver concluso
col presente lavoro.
Per chi non si ricordasse la recensione del disco precedente, voglio
ricordare che gli Elend hanno dato vita ad una musica capace di condensare
tutte le ansie e le angoscie passate e presenti dell’uomo, una
musica apocalittica di rara efficacia, che genera nell’ascoltatore
un senso di drammatica disperazione come poche musiche riescono a
fare. Difficile dare delle coordinate o dei riferimenti, sembra quasi
un mix di Dead Can Dance e Death In June in chiave neo classica con
orchestra di trenta elementi. Il sound pur essendo “acustico”
è potente e selvaggio, non lascia respiro ed è tutto
intento a suscitare le emozioni più terrificanti possibili.
Un incubo da cui si vorrebbe solamente fuggire. I lamenti della title
track sono molto strazianti, mentre un tappeto solenne incombe come
una cappa nera sul nostro destino.
Non c’è ne luce ne speranza, ma solo macerie e desolazione,
sembra la descrizione in musica dell’Inferno dantesco, ancora
più lugubre della precedente è “Ondes de Sang”,
del resto con un titolo così… Una follia straziante e
perversa attraversa tutto il disco, che è destinato a disturbare
le notti dei temerari che vorranno addentrarsi nei suoi meandri.
Gli Elend hanno raggiunto un’efficacia insopportabilmente inquietante
ed è effettivamente difficile immaginare cosa potranno proporre
di altrettanto eccezionale per il prossimo lavoro. Un disco incredibile,
una via dolorosa in un ambito musicale insolito, destinato a ad essere
amato od odiato, ma che comunque dimostra la genialità di questi
musicisti. GB
Altre recensioni: Sunwar the Dead
|