Dopo
il successo del primo omonimo album tornano gli Engine con un secondo
grande disco e da side project di Ray Alder, singer dei grandi Fates
Warning, sembrano diventare un vero gruppo con una propria identità.
Il loro sound potente e ricco di feeling si impone come una delle
più importanti novità nell'Heavy Metal. La musica degli
Engine è affine per certi versi a quanto stanno proponendo
su fronti diversi Pain Of Salvation e Ark, un prog metal veramente
innovativo e personale.
Nel caso degli Engine si tratta di un concentrato di idee rivoluzionarie
che miscela il progressive al thrash metal e al funky metal il tutto
accompagnato da un'atmosfera gotica e malsana e da dei ritmi tribali,
una via di mezzo fra i Metallica e i Living Colour senza dimenticare
i Rage Against The Machine, ma la personalità degli Engine
è tale da imporre il loro sound senza timori reverenziali.
Del resto per me questa musica racchiude la vera essenza del prog
che è voglia di sperimentare e di cercare strade nuove senza
limite alcuno. Roboanti linee di basso con continui cambi di tempo,
una chitarra assassina e un'interpretazione vocale immensa. Undici
brani che lasciano senza fiato, una veloce corsa contro il tempo per
cristallizzare le emozioni e le ansie dell'uomo moderno in un solo
disco.
Nella musica degli Engine c'è sofferenza, tristezza e rabbia,
una impietosa metafora delle contraddizioni dell'epoca moderna alla
ricerca di una musica molto espressiva e sincera. Lasciatevi conquistare
dalla forza che si sprigiona dai solchi di Superholic e non sarete
delusi! GB
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