Rock Impressions

Enochian Theory - Evolution: Creatio Ex Nihilio ENOCHIAN THEORY
Evolution: Creatio Ex Nihilio
AMR PR
Distribuzione italiana: si
Genere: Prog Metal
Support: CD - 2009

Avete presente quando la copertina di un disco vi ispira? E’ stato subito amore a prima vista e pensate che non sapevo neppure di quale musica si trattasse! Il nome è a me sconosciuto, infatti la biografia allegata mi presenta un trio al proprio esordio ufficiale, dopo un primo EP.

Un libretto dai disegni gotici, malinconici e fantasiosi mi fanno intuire che la band in esame ama trattare argomenti sperimentali, che siano Metal Prog? Il dubbio non sparisce all’istante perché “Every Ending Has A Beginning” è solo un intro, ci pensa “Tedium” a chiarirmi le cose. Una qualità sonora discreta accompagna l’ascolto rendendolo ulteriormente interessante. Quest’anno, l’ho gia detto altre volte, il Metal Progressive sta mutando gradatamente, staccandosi dai canonici stereotipi e questi Enochian Theory sembrano essere un ulteriore tassello di questo nuovo puzzle sonoro. Dunque un suono potente ci travolge, specie quando intervengono le tastiere. Gotico Progressivo, a momenti vicino ai Paradise Lost, in altri agli Opeth oppure ai Katatonia, ma quello che colpisce è la personalità della band. Carattere da vendere ed intelligenza compositiva trasuda dalle note che incantano per soavità, ma senza fidarsi troppo, perché quando meno te lo aspetti gli Enochian Theory ti aggrediscono alle spalle. Davvero bella la voce di Ben Harris-Hayes (Chitarra), non solo come interpretazione, ma anche come timbrica.

La ritmica è nelle mani di Shaun Rayment (basso) e di Sam Street (batteria), davvero una coppia bene affiatata. Il disco contiene tredici brani, per una durata totale di cinquanta minuti. C’è anche del growling in “Apathia”, controtempi e rabbia Nu Metal, questo per farvi capire quanto “Evolution: Creatio Ex Nihilio” sia enigmatico e miscelato di generi. Parti acustiche si alternano a bollente lava sonora di metallo pesante, sempre offuscati da un velo di goticità. La musica è legata dai suoni naturali (tipo acqua) e non, facendo sembrare il tutto una enorme suite. Si ascoltano molte fasi orchestrate, grazie alla The Lost Orchestra, come in “The Fire Around The Lotus”. Un connubio elettrico-acustico davvero ben riuscito e dal buon impatto emotivo. Chiude “A Manument To The Death Of An Idea” (titolo anche dell’EP d’esordio) e a me cinquanta minuti sono sembrati un attimo.

Piacevole sorpresa, buona musica anche se malinconica, con Ben Harris-Ayes un palmo sopra a tutti. Soddisfatto e nome segnato nel mio taccuino dei gruppi da seguire in futuro con attenzione. MS


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