Gli Errata Corrige sono stati un gruppo torinese attivo tra il ’74 
            e il ’77, hanno pubblicato questo unico album a tiratura limitata, 
            facendone un oggetto molto ricercato dai collezionisti. Dopo quarant’anni 
            il gruppo si è riunito per festeggiare l’anniversario 
            in un modo molto particolare, si sono ritrovati in studio ed hanno 
            registrato nuovamente i brani con un budget adeguato e con quanto 
            di meglio oggi offre la tecnologia, senza dimenticare il bagaglio 
            di esperienza che in questo tempo i quattro “ragazzi” 
            hanno accumulato. Per l’occasione la Black Widow ha deciso anche 
            di ristampare il vinile originale. Il presente titolo esce in versione 
            cd più dvd. 
             
            Ora le considerazioni storiche di questi eventi ci interessano poco, 
            perché sono state trattate molte volte, si sa erano anni difficili 
            per il prog. Piuttosto mi piace soffermarmi sul valore artistico di 
            questo progetto. Intanto vale la pena di sottolineare la bellezza 
            di questo disco. Non è importante se la band ha lasciato questa 
            sola eredità, si può trovare altro materiale su cd, 
            relativo a brani comparsi su demo tapes, però qui è 
            la summa della loro creatività. 
             
            Il disco è composto da cinque brani dal sapore folk medievale 
            costruiti su solide partiture prog rock. La storia inizia con la breve 
            “Il Richiamo”, echi di Gryphon e Banco, ma c’è 
            una freschezza incantevole, si applica alla perfezione il neologismo 
            “rock romantico”. Prog, jazz e folk si fondono in un mix 
            perfetto, con singoli interventi tutti da gustare. Alla formazione 
            originale composta da Mike Abate, Marco Cimino (che ritroveremo negli 
            Arti & Mestieri), Gianni Cremoni e Guido Giovine si aggiungono 
            cinque musicisti, Manuel Zigante al violoncello, Martin Mayes al corno 
            francese, Federico Forla all’oboe, Ivan Bert alla tromba e Diego 
            Mascherpa al sax e clarinetto, questi apporti arrotondano il sound 
            e lo rendono più profondo e orchestrale. La suite “Nella 
            Foresta” è la classica composizione che ogni appassionato 
            di prog settantiano si aspetta di ascoltare, ci sono tutti gli elementi 
            per considerarla un classico esempio di prog. Alcuni passaggi strumentali 
            sono di una bellezza commovente e fanno capire perché il prog 
            italiano sia tanto amato nel mondo. Il brano “Il Drago” 
            mostra delle parti vocali che soffrono un po’ della difficoltà 
            di addomesticare l’italiano alle cadenze rock, per cui sembrano 
            più testi declamati che non cantati, ma quello che piace è 
            che sono sempre molto gradevoli, di contraltare le parti strumentali 
            sono assolutamente da godere. Anche i brani che seguono “Fuggi 
            Citadel!” e “Ritorno al Villaggio” sono ottimi esempi 
            di grande prog italiano. Molto riuscita l’orchestrazione complessiva 
            e tutto funziona come un orologio. Credo proprio che questo disco 
            meritasse di essere risuonato e, come dice la band nelle note del 
            cd, registrato come avrebbe dovuto essere nelle intenzioni originali. 
            Il che non toglie fascino al disco del ’76, ma ne è la 
            degna celebrazione. 
             
            Il dvd presenta i filmati delle registrazioni del disco, si tratta 
            delle sessioni finali, quindi i brani sono riproposti per intero, 
            intermezzati da brevi aneddoti sulla storia della band. Le riprese, 
            anche se amatoriali, sono molto belle. Certo oggi questi musicisti 
            hanno un aria poco rock e poco rivoluzionaria, però è 
            bello vederli suonare per ridare vita alle loro composizioni. Come 
            bonus track troviamo la bella cover di “Cadence and Cascade” 
            con testo in parte in italiano. 
             
            Molto bello anche l’artwork, che riflette meglio dell’originale 
            i contenuti musicali e artistici del disco. Come operazione a me piace 
            molto, non è la prima volta che mi capita di ascoltare rifacimenti 
            di classici di ottima fattura e ogni volta la trovo un’operazione 
            che mi piace, che non ha nulla di nostalgico, ma che piuttosto celebra 
            nel migliore dei modi l’arte che merita di essere ricordata. 
            GB 
             
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