Il nome di questa band la dice lunga sulle intenzioni degli artisti coinvolti, mescolare influenze diverse, provenienti dalle musicalità più varie e provenienti da diverse parti del globo. C’è una lunga tradizione di artisti che hanno fatto vere e proprie magie in questo campo fin dagli anni settanta, per non parlare poi del lavoro di artisti come Ry Cooder e Peter Gabriel, che hanno traghettato molti generi musicali dall’anonimato al consenso planetario, più vicini a noi possiamo ricordare i grandi Tullio De Piscopo e Tony Esposito. Gli Etnoritmo si inseriscono in questa tradizione con la tipica solarità mediterranea, che ha reso grande la musica del nostro paese in tutto il mondo. Inoltre è da sottolineare l’attenzione degli ideatori del progetto ai problemi del mondo, questa sicuramente è la vocazione più importante del presente progetto, quella per cui maggiormente vale la pena di occuparsene. Gli Etnoritmo nascono da un’idea di Paolo Farina, che si è attorniato da una lunga serie di collaboratori (l’elenco sarebbe troppo lungo), ne esce un disco ricco, profondamente musicale, forse un po’ troppo ricercato e che si rivolge ad un pubblico adulto, ma che non per questo perde fascino. Paolo Farina non è un nome nuovo, ricordiamo una sua collaborazione con gli storici Maxophone nel ’75, non figura nella line up ufficiale, ma aveva partecipato alla composizione di alcuni brani come “Al Mancato Compleanno di una Farfalla”.

Davvero ficcante il reggae iniziale di “Sto Bene Con Te”, un brano proprio riuscito, in cui italiano e dialetto partenopeo si mescolano ai ritmi caraibici con una naturalezza sorprendente, belli i giochi di voci e la canzone entra in testa come un chiodo e mette voglia d’estate e di muoversi. Più impegnata nel testo è “Chess Jè a Stor’j”, un brano che perde la solarità in favore di una asprezza che è attenzione e vicinanza a chi ha bisogno di una voce, i ritmi sono più rock e il flauto ci porta ad un folk prog di spessore, uno dei miei brani preferiti. “Sono Malato” è una canzone cantautorale dal testo introspettivo costruita su ritmiche dal sapore brasiliano, che non è riuscita a coinvolgermi molto. “Cudd Ca Sent” è strana, ha dei rimandi alla musica francese con dei ritmi urbani moderni e delle chitarre gypsy, sperimentazioni interessanti, anche se da migliorare. Riuscite ad immaginare il Principe della Risata alle prese col rock? Sono convinto che il brano “Fall i Dall” gli sarebbe piaciuto davvero. “Le Montagne Sono Alte” ha vinto dei premi e riconoscimenti importanti, bello il testo che richiama ai problemi degli immigrati, di chi deve lasciare la propria terra… testo sicuramente molto bello, il brano è molto musicale, forse anche troppo disimpegnato, ma anche qui troviamo dei gustosi mix di musiche africane e occidentali. Caraibi e rock si ritrovano nella leggera “Giuann”, una leggerezza che non dispiace, anche se può essere letta come un calo rispetto a certe idee espresse prima. L’India entra nel disco con la ritmata “Tijmp d c’ros”, che è stata scelta come sigla della trasmissione Demo di Radio 1 Rai. Quando la band lascia da parte certe tentazioni solari e cerca di approfondire la propria proposta nascono brani come “Nan C’stè”, ritmi tribali che graffiano, anche se è fin troppo psichedelico e prog rispetto al repertorio precedente, ma a me piace. Si chiude con la morbida “Verso Sud”, un brano maturo, ancora una volta ricco di tante sonorità, ai limiti del jazz rock, una zampata di classe.

Il disco degli Etnoritmo è ammirevole per intenti, anche se non raggiunge sempre l’obiettivo di convincere l’ascoltatore della bontà della propria proposta, eppure ci sono tante idee, quasi un fermento, che meritano più ascolti attenti. Farina è un musicista preparato e con tanta passione, sono convinto che i suoi prossimi lavori sapranno sorprenderci e siccome proprio in questi giorni uscirà un nuovo disco, avremo modo di verificare molto presto cosa ha in serbo per noi. GB

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