Scordatevi "The Final Countdown", ma anche i primi due albums
della riunione ("Start From The Dark" e "Secret Society"),
con "BOB" Joey Tempest, John Norum, Mic Michaeli, John Leven
e Ian Haugland riprendono a rockare alla grande flirtando con l'hard
rock anni settanta ed una grande dose di blues, il tutto magnificamente
prodotto da Kevin Shirley (Iron Maiden, Journey, Aerosmith, Led Zeppelin,
Black Crowes, Dream Theather, Bon Jovi, etc) che coordina magistralmente
la rinnovata verve artistica ed interpretativa dei cinque musicisti
svedesi.
Mettete su il cd (sono un nostalgico dinosauro, che ci volete fare!!!)
e sarete subito travolti dalla grande carica di "Riches To Rags",
ottimo hard rocker che Tempest interpreta con la grinta di un giovane
rampante e Norum arricchisce con un crudo assolo sostenuto da turgidi
afflati di Hammond. Tocca quindi al primo singolo anticipato settimane
fa, "Not Supposed To Sing The Blues", irrequieto tempo medio
con rigurgiti di Deep Purple e Led Zeppelin (chi ha detto "Kashmir"?)
e dalle melodie fatte apposta per conquistare l'attenzione ed i portafogli
dei fans.
"Firebox" è un rispettoso tributo alle magnificenze
di figure storiche come Led Zeppelin ed UFO, ma filtrate attraverso
una forte personalità compositiva, ed il break centrale con
tanto di sitar e sovrapposizioni di chitarre fluttuanti rimarcano
quanto Jimmy Page abbia influenzato John Norum, quindi ecco arrivare
la title-track che inizia con reminiscenze dei primi Whitesnake/Bad
Company (chissà come risulterebbe con Paul Rodgers alla voce...
da brividi!) e parti acustiche si alternano con altre elettriche e
più veloci. Da menzionare un intervento cameo del grande chitarrista
blues Joe Bonamassa.
Il breve strumentale "Requiem" introduce il vibrante heavy
blues di "My Woman My Friend" che ospita un lancinante assolo
di Norum. Ancora incalzante '70s hard rock con "Demon Head"
con un passaggio voce/hammond alla Whitesnake primi anni ottanta,
l'acustica "Drink And A Smile" sa tanto di Led Zeppelin
e la seguente "Doghouse" non disdegna di emanare aromi alla
Bad Company.
Ci si avvia alla conclusione di "BOB" con la svelta "Mercy
You Mercy Me", brano teso che dal vivo dovrebbe trascinare senza
problemi i fans accorsi allo spettacolo, e la toccante ballad autobiografica
"Bring It All Home".
Un ottimo rientro sulle scene con un disco spettacolare, tosto e curato
come solo gli onesti ed appassionati artigiani sanno fare. Il mio
90 è assicurato! ABe
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