Questa giovane band nostrana arriva al debutto discografico dopo un
paio d’anni di gestazione. Un tempo abbastanza breve, ma che
ad un primo ascolto sembra essere bastato a questi musicisti per trovare
una propria identità. Le radici del loro sound affondano negli
anni ottanta, in particolare in certo pop inglese di matrice elettronica,
ma non mancano riferimenti agli ultimi dieci anni di ricerca alternativa,
con un occhio di riguardo alle belle melodie.
L’apertura è affidata alla malinconica “The Second
Winter of the Year”, una melodia ottantiana molto malinconica
fa ossatura ad un brano che alterna suggestioni elettroniche a sonorità
più rock, anche se la pronuncia inglese non mi ha convinto
del tutto, non nego che il pezzo mi sia piaciuto. Non è da
meno “Give Me a Reason”, che ha una bella costruzione
armonica, con basso che pulsa a dovere, si ripetono alcuni difetti,
ma ancora una volta l’intuizione è buona. “No Words”
è uno strumentale dal ritmo tribale, che porta con un crescendo
alla seguente “No Silences”, che presenta alcune sensazioni
melodiche davvero ficcanti. “Two Lines” fa quasi il verso
a certo dark melodico, si stacca un po’ dalla leggerezza precedente,
senza perdere di coerenza. Anche “Away From Her(e)” esplora
territori vagamente gotici, almeno il lato più pop del genere.
Bella la linea melodica di “Monday”, un po’ meno
riuscita la resa complessiva del pezzo. “The Man Who Lives on
the Moon” col suo basso pulsante torna ad esplorare la new wave
a tinte fosche, un pezzo dove il gruppo si lascia andare e ne esce
un bel quadro d’insieme.
Gli Evacalls hanno dimostrato delle buone potenzialità, anche
se fanno un genere un po’ di nicchia, ci sono alcune cose da
sistemare, ma con un po’ di lavoro non dovrebbe essere un risultato
troppo lontano. GB
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