Gli
Everon con Bridge sono giunti al traguardo del quinto disco in dieci
anni, ma per me è solo la prima volta che ho il piacere di
ascoltarli e subito sono così catturato dal loro sound che
mi è venuta la voglia di procurarmi i loro lavori precedenti.
Un intro con un malinconico carillon lascia il posto ad un assaggio
di quanto si potrà gustare nel disco. Parte la prima vera track
"Across The Land" ed è subito grande prog solare
ed epico, dove la melodia viene sempre prima della tecnica, la voglia
di raccontare e di intrattenere supera sempre il desiderio di strafare
o di sopraffare l'ascoltatore con cascate di inutili virtuosismi.
Le melodie vincenti mettono voglia di cantare e di attraversare il
ponte che ci divide dalla dimensione che gli Everon ci vogliono raccontare.
Il dramma di Shakespeare rivive in "Juliet", un brano più
lento e malinconico del precedente e il sangue della coppia più
famosa del mondo diventa il sangue dell'ascoltatore con un finale
che è tutto un crescendo. "Travelling Shoes" è
un delicato e breve momento che unisce il passato al presente, ma
la successiva "Driven" con i suoi controtempi che si alternano
a momenti di puro lirismo da la dimensione di un gruppo grandissimo
che si ritaglia un posto sicuro nel panorama del nuovo prog metal.
"If You Where Still Mine" è una ballata romantica,
bella come quelle che scrivevano i grandi gruppi metal degli anni
ottanta, che quando decidevano di toccare le nostre corde più
sensibili erano imbattibili. "Ten Years Later" riporta le
coordinate musicali verso un prog articolato ed epico, con sempre
grandi linee vocali e magniloquenti aperture sinfoniche, gli Everon
sono solo in quattro, ma sembrano in dieci! Con "Not This Time"
sembra di ritrovare in pieno il gusto settantiano di fare prog anche
se certe soluzioni sono tipiche di oggi, un brano che unisce passato
e presente in modo perfetto, uno dei più belli del presente
CD. "Puppet Show" è l'unica strumentale ed è
un brano monumentale che ricorda per certi versi i Dream Theater,
ma che ha una forza espressiva vincente. "Carousel" e "Harbour"
sono altri due brani stupendi, sempre ricchi di grandi melodie e di
momenti di grande musica, ma è la forza drammatica della conclusiva
"Bridge" che conquista definitivamente l'ascoltatore. Un
disco stupendo senza riserve! GB
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