Daniele Faraotti e fuori di testa, o forse proprio perché ha
un cocomero in testa ha è una testa di cocomero, o forse vuol
dirci che ha il cervello spappolato come il cocomero sul tavolo…
scherzi a parte ho voluto iniziare la recensione con frasi in pieno
“nonsense”, con questo non intendo di certo ne deridere
ne sminuire l’operato di Daniele, che sembra un moderno Kevin
Ayers o un Sid Barrett nazionale. Anche se l’artista che mi
viene in mente per primo è il Julian Cope più visionario.
Un solido tessuto rock psichedelico fa da tappeto a testi allucinati,
di cui non è sempre facile seguire il filo. Ma l’attenzione
va sulle musiche, che talvolta sfiorano il jazz, pur restando in ambito
rock. Doppio Lp e doppio cd, un lavoro monumentale che sembra voler
sfidare questo periodo di sempre maggiore difficoltà per chi
produce musica, anche perché questo è un lavoro tutt’altro
che commerciale.
Le indubbie doti artistiche di Faraotti sono intrecciate in un contesto
folle, acido, talvolta indigesto, però un’analisi attenta
rivela parti musicali solide e veramente pregevoli. Mi spiego meglio,
se i testi fossero stati in inglese molti non avrebbero fatto caso
alle parole e quindi si sarebbero concentrati solo sulla musica indubbiamente
interessante, forse le liriche possono distrarre un po’ l’attenzione.
Senza dubbio Daniele è un musicista ricco di talento, anche
se questo disco potrebbe non essere capito dal pubblico di oggi, che
non sembra propenso a voler andare molto a fondo, ma per quelli che
amano il rischio qui c’è molto da indagare. GB
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