Rock Impressions

Faun FAUN - Renaissance
Curzweyhl

La Germania si conferma come la patria della musica medioevale, non mancano gruppi anche negli altri paesi, ma qui la scena è viva e vitale dove altrove arriva a malapena alla sopravvivenza. I Faun si inseriscono a pieno titolo in questa scena col loro sound piuttosto rigoroso, non sono come gli In Extremo o i Subway To Sally che cercano di dare una lettura moderna alle musiche antiche, i Faun vanno ad ispirarsi direttamente alle fonti, in questo senso sono più vicini ai Blackmore’s Night. Il gruppo è composto da cinque elementi che usano una strumentazione acustica con molti pezzi tipicamente folk come l’hurdy-gurdy, il bouzouki e l’arpa.

La copertina la dice lunga sugli intenti culturali dei nostri, si leggono infatti le parole pagan, medieval, rrenaissance e folk e questi sono tutti elementi molto presenti nelle dieci tracce che compongono questo loro terzo cd. Fin dall’introduttiva “Satyros” con testo in latino tratto dai famosi Carmina Burana, la musica è molto folk, una danza tribale condotta con grande eleganza e anche con molta convinzione. Il secondo brano “Da Que Deus” viene dal repertorio sacro popolare del Portogallo, una canzone rituale ipnotica davvero molto bella. “Tagelied” è una canzone d’amore composta dal gruppo, ma sembra uscire dalle nebbie del tempo, uno scorcio malinconico di grande bellezza che trae ispirazione dalla tradizione celtica. L’amore per la musica celtica ritorna con “Rhiannon” scritta sempre dal gruppo sul modello delle musiche scozzesi.
Bella e complessa “Sirena”, composta sempre dal gruppo, un brano complesso che mostra un’ottima vena compositiva che mi ricorda molto anche i nostri Ataraxia e i greci Daemonia Nymphe. “Konigin” è estremamente delicata e ci mostra come il tedesco possa anche essere dolce e carezzevole. “Iyansa” si rifà addirittura ad una evocazione afro brasiliana, il brano assume una connotazione particolarmente rituale e quasi scimanica, vagamente oscura. “Loibere Risen” è stata composta fra il 1200 e il secolo successivo, ne risulta una ballata morbida, soffusa e leggera. “Rosmarin” è uno dei brani che rimangono più in mente dopo l’ascolto del disco, impone un crescendo che cattura l’ascoltatore nelle sue spire. Il tour medioevale si conclude con l’ipnotica “Das Tor” che parla di persone che ci hanno lasciato e del vuoto che è rimasto, ma non c’è disperazione, piuttosto la consapevolezza di un nuovo incontro in un’altra dimensione.

I Faun sono veramente bravi, perché sanno unire il rigore musicale ad una proposta piacevole e intrigante con grande naturalezza. Non è certo musica radiofonica, ma a noi piace proprio per questo, un piccolo gioiello da scoprire, gustare e custodire. GB

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