FIM Fiera Internazionale della Musica 16-17-18 maggio 2014, Fiera
di Genova
Di Giancarlo Bolther
Si è chiusa anche la seconda edizione della FIM e già
è bello pensare che, nonostante le difficoltà sempre
più grandi di questi tempi, soprattutto economiche, si sia
potuta fare un seconda edizione di questa fiera, ovviamente non sono
mancate critiche e problemi, noi italiani non ci facciamo mancare
nulla in questi casi e come sempre chi si impegna sbaglia sempre,
che cavolo di paradosso, tutti a dire “non si fa mai niente”
e poi quando qualcuno ci prova tutti a criticarlo… ma lasciamo
perdere, è una fortuna invece che ci siano persone piene di
entusiasmo e di voglia di fare e io credo che sia sempre meglio provare
a fare qualcosa, piuttosto che non fare per paura di sbagliare. Per
questo va tutta la nostra gratitudine al presidente Verdiano Vera
e al suo staff, a tutti gli amici della Black Widow, Massimo, Pino
e anche quelli che conosco meno, ma vorrei estendere il nostro grazie
a tutte le persone che hanno reso possibile questo evento.
I numeri della fiera sono stati impressionanti, cinque palchi principali,
più altri secondari disseminati in zone diverse della fiera,
alcune consolle dj, centinaia di artisti che si sono esibiti, 56 fra
conferenze e workshop, 106 espositori fra cui scuole di musica e di
danza, radio, etichette discografiche, liutai, artisti, negozi di
dischi e di strumenti con possibilità di provare anche per
i bambini e molto altro. C’era davvero tanta carne al fuoco,
impossibile partecipare a tutto, anche perché su ogni palco
si esibivano artisti in contemporanea.
Personalmente uno dei momenti più emozionanti è stato
ascoltare Eddie Kramer raccontare la sua vita degli inizi, in particolare
ha raccontato di come ha cominciato, come tea man e ancora oggi sente
quello spirito dentro di se, dei molti momenti condivisi con Jimi
Hendrix, poi qualcosa anche dei Beatles, dei Rolling Stones e dei
Led Zeppelin. Sembra incredibile oggi pensare che i dischi che amiamo
di più sono stati registrati con tre sole tracce audio e che
passare alla quarta è stata una conquista, poi tutto ha subito
un’impennata e si è arrivati a 24 piste, ma è
stato un processo lento ed entusiasmante, si creava un nuovo sound,
oggi è tutto già confezionato, all’epoca ogni
innovazione era prima di tutto emozione e stupore. Eddie è
riuscito a farci rivivere quell’emozione e quello stupore.
Citare gli artisti sarebbe riduttivo, perché è impossibile
ricordarli tutti, io ho cercato di seguire soprattutto quelli prog,
che avevano un palco dedicato: Osanna, Aldo Tagliapietra, Gianni Leone,
Sophya Baccini, UTO, Tempio delle Clessidre, Alphataurus, CAP, Castello
di Atlante… mentre su altri palchi c’erano Bobby Kimball,
Delirium, Alan Sorrenti, Omar Pedrini, Roberto Tiranti, Mal, Camaleonti,
Ivan Cattaneo, Don Backy, Andrea Braido… spero che nessuno si
senta escluso dalla mia brevità.
La FIM poi è stata il posto per incontrarsi fra addetti ai
lavori, scambiare idee e per fare progetti sul futuro, ma anche per
stare con amici che magari non si vedono da tempo. Non sono mancati
spettatori da altri paesi, alcuni dall’Est Asiatico, altri dall’Europa,
in particolare ricordo una coppia proveniente dalla Repubblica Ceca…
insomma una grande festa.
Potrei raccontare qualcosa delle esibizioni live, di come Leone ha
litigato coi tecnici perché non gli arrivava la voce in spia,
tra l’altro Gianni ha proposto un repertorio di cover di gruppi
inglesi degli anni ’80, in chiave elettro dark wave, spiazzando
molti dei presenti (io però gongolavo), oppure di quanto sono
belli i brani inediti proposti dagli Universal Totem Orchestra, o
di come sono sempre più coinvolgenti gli Osanna… potrei
raccontare dell’esibizione in memoria di Hendrix ad opera dei
Gleemen e di diversi chitarristi, dove è stato giustamente
ricordato anche Bambi Fossati, il chitarrista italiano più
hendrixiano e che purtroppo è gravemente malato. Le emozioni
sono state tante.
Le critiche? Si ci sono state, alcune anche giuste e doverose, quando
sono costruttive si sa, servono a migliorare. Qualche errore è
stato fatto, ma solo chi non fa nulla non fa errori, non c’è
una “scuola” per imparare come si organizza e gestisce
un evento come questo, nessuno ti insegna, bisogna rimboccarsi le
maniche e lavorare, lavorare, lavorare, cercando di dare sempre il
meglio e con sempre meno soldi a disposizione. A me le critiche interessano
poco, ho avuto la possibilità di partecipare ad un evento eccezionale
e il mio augurio è che si possa continuare a fare la FIM per
molti anni ancora. GB
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