Rock Impressions

Mimmo Franzinelli - Rock & Servizi Segreti
MIMMO FRANZINELLI
Rock & Servizi Segreti
Musicisti sotto tiro: da Pete Seeger a Jimi Hendrix a Fabrizio De André
Bollati Boringhieri
Support: Book - 2010

In passato mi è capito varie volte di leggere libri o articoli che accusavano il rock di qualche nefandezza o colpa grave, mentre non mi era mai capitato il contrario, ovvero di incontrare un libro dove il rock venisse presentato come vittima. Nel recente libro indagine di Mimmo Franzinelli “Rock & Servizi Segreti” si dimostra, con una ricca serie di documenti alla mano, come il rock sia stato spiato e vessato dai servizi segreti, in particolare quelli americani.
Quante “cattive intenzioni” si celano dietro le belle immagini delle colorate copertine dei dischi e quanti messaggi maligni e subliminali sono sicuramente nascosti fra i microsolchi dei nostalgici e cari vecchi 33 giri? Sappiamo tutti che il rock è ribellione e trasgressione e quindi è sempre stato considerato un agitatore sociale, un sovvertiotore, un cattivo maestro, un incubatore di disordini, un deviatore di giovani coscienze, un divulgatore del comunismo, un pervertitore sessuale, un propagatore di droghe, uno strumento satanico, insomma un vero e proprio pericolo pubblico da cui tenere ben lontani i propri pargoli. Per questo non sorprende più di tanto sapere che è stato monitorato sistematicamente dai servizi segreti, ma realizzare che questi hanno messo in atto tutta una serie di azioni di contrasto, spesso anche fuori dai limiti di legge, per limitarne ed ostacolarne la diffusione, non è poi così scontato.

Rock & Servizi Segreti è un’indagine appassionante, che getta una luce nuova sulla carriera di molti artisti e grazie ad un’approfondita e documentata ricerca svela i retroscena dei sistemi adottati da FBI e CIA fin nei minimi dettagli, ripercorrendo le opere artistiche e le persecuzioni subite da alcuni dei più grandi nomi del folk e del rock americano come Pete Seeger, Joan Baez, Phil Ochs, Frank Zappa, Jim Morrison, Jimi Hendrix, John Lennon, ma anche Grateful Dead, MC5, Jefferson Airplane, Fugs e moltissimi altri, fino ad arrivare al nostro rimpianto Fabrizio De André.

Questo libro ha il pregio di portare il lettore a rivivere l’epoca d’oro della contestazione giovanile degli anni ’60 e dimostra di come fosse impegnativo e difficile combattere per quelli che oggi sembrano diritti acquisiti, dimostra come niente fosse scontato o banale e difende le ragioni, non senza rimpianti, di un’intera generazione, che ha segnato in modo così indelebile gli ultimi trent’anni del secolo scorso.

Sono pagine di passione e di sofferenza, di ideali e di impegno politico (spesso tradito dalle generazioni successive), ma spesso anche di cruda disillusione e di qualche nostalgia. La visione di Franzinelli è marcatamente di sinistra, anche se l’autore cerca di mantenersi sempre sul piano del ricercatore privo di orientamenti e pregiudizi, in realtà offre delle chiavi di lettura che sono tutt’altro che asettiche, ad esempio mentre la morte per suicidio di Ochs viene presentata come il tragico epilogo di un martirio (architettato dai servizi segreti), la morte per overdose di Elvis (probabilmente facilitata sempre dagli stessi servizi di intelligence), che viene accusato di collaborazionismo con l’establishment americano, viene presentata come l’ineluttabile e miserevole fine di chi ha scelto la parte “sbagliata”. Pietà verso l’uno, giudizio e condanna verso il secondo.

Ma soprattutto manca una cosa che temo possa sfuggire ad un gran numero di lettori: perché in oltre cinquant’anni di musica rock non sono mai arrivati a noi artisti russi o cinesi o vietnamiti (da Cuba qualcosa è arrivato, musicalmente parlando, ma tutto molto edulcorato)? È possibile che i giovani di queste nazioni non abbiano mai sentito il bisogno di esprimersi attraverso la musica, in particolare quella rock che ha contagiato tutto il resto del pianeta? È possibile che in questi paesi non siano mai stati registrati dei dischi meritevoli di essere ascoltati? O forse la mannaia del repressivo sistema occidentale, che secondo Franzinelli è stata così dura e pensante coi propri figli ribelli, che nonostante tutto ancora oggi sono ancora ben presenti su tutti gli scaffali dei negozi di dischi (almeno i pochi rimasti), in fondo non è stata così repressiva come quella che deve essere stata presente in questi altri paesi da cui incredibilmente non è mai uscito nemmeno un piccolo 45 giri?

Certo leggere certe cose giustamente inorridisce, è un po’ come il Bloody Sunday, quando i militari della Regina spararono su una folla disarmata uccidendo civili inermi. È sempre brutto realizzare come il sistema occidentale, tanto bello in facciata, in realtà nasconda atrocità orribili, sistemi antidemocratici e via discorrendo, ma almeno qui possono esprimersi i dissensi, altrove non nemmeno i dissensi sono possibli.

Dobbiamo essere grati al libro di Franzinelli, mi ha fatto sentire molto vicino a tutti gli artisti che hanno subito delle repressioni per le loro idee e nella mia discografia hanno un posto speciale molti dischi di protesta, ma mi piacerebbe tantissimo poter avere al tempo stesso dischi e testimonianze artistiche di musicisti, che sono convinto debbano esistere, ma di cui quasi certamente non sapremo mai nulla, né tanto meno dei quali potremo mai documentare le persecuzioni. GB


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