Rock Impressions

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Free Nelson Mandoomjazz - The Shape of the Doom Jazz to Come FREE NELSON MANDOOMJAZZ
The Shape of the Doom Jazz to Come / Saxophone Giganticus
Rare Noise Records
Distribuzione italiana: Lunatik
Genere: Doom Jazz
Support: CD - 2014


Se esiste in musica un ambiente conservatore credo di poter dire che si trova sicuramente nel jazz più classico, è successo storicamente un po’ con tutti i generi musicali, ma nel jazz questo è diventato molto tangibile, spesso nel jazz la sperimentazione è andata più verso l’improvvisazione, spesso esasperata, si pensi al Free Jazz a John Zorn, raramente verso la contaminazione, tanto che il jazz “contaminato” come la fusion, il gipsy o il jazzy sono guardati con severità e spesso malcelata sopportazione dai puristi, eppure la longevità di un genere musicale sta proprio nella capacità di assimilare nuove sonorità e nuovi linguaggi espressivi, in altre parole di contaminarsi. Chissà cosa diranno i puristi snob di fronte a questo nuovo progetto davvero bizzarro, un trio dedito al Doom Jazz!

Quando ho letto le note di presentazione di questo trio ho subito provato un fremito, in parte perché sono sempre stato un appassionato di Doom e in parte perché ho sempre desiderato trovare musicisti jazz vogliosi di confrontarsi con generi musicali insoliti e totalmente fuori dagli schemi. Il trio viene dalla Scozia ed è composto da Rebecca Sneddon al sax, Colin Steward al basso e Paul Archibald alla batteria, quindi niente chitarra e già qui si potrebbero dire tante cose, ma l’aspetto più interessante è proprio il tentativo di fare del Doom con una strumentazione così poco convenzionale. La batteria offre i tempi cadenzati e cavernosi tipici del genere, il basso, oltre al groove, si occupa delle parti ritmiche che potremmo immaginare affidate ad un secondo chitarrista (ritmico), mentre il sax si occupa di quelle melodiche e si lancia in scorribande soliste di grande efficacia, possiamo pensare all’esperienza di formazioni dark prog come i Black Widow o i Magma, per trovare qualcosa che si possa accostare, però i Free Nelson Mandoomjazz citano fra le influenze gli Electric Wizard (gruppo da veri appassionati del doom), ovviamente i Black Sabbath (che possono essere considerati i padri del genere), i Sunn O))) (che confesso di non conoscere, ma fanno metal molto sperimentale) e l’indimenticabile Charlie Parker.

Il presente cd, che esce anche in versione vinile 180 gr è composto da due titoli che probabilmente sono usciti in precedenza, ma non ho trovato corrispondenze, per un totale di sette brani, tutti mediamente lunghi. La componente jazz è solida, per quanto la batteria sia cadenzata e volutamente “lenta”, ci sono passaggi tipici del jazz. Il basso, dovendo occuparsi sia di parti melodiche che ritmiche, si lancia spesso in scorribande ricche di virtuosismo, il suo compito è uno dei più complessi del progetto e sostiene il sound in modo davvero impressionante, possiamo dire che è quello che maggiormente dà il tocco doom al tutto. Il sax è spettacolare, fa tutte le parti soliste, lanciandosi spesso in momenti di puro free jazz, sempre giusto, sempre pertinente, sempre sopra le righe, insieme agli altri due crea un mix da brividi infiniti. La pesantezza del doom viene coniugata con l’estrosità fantasiosa del jazz in modo superlativo e il disco è pieno di invenzioni e di momenti di grande tensione emotiva, pur essendo totalmente strumentale non ci sono momenti di calo, ma è una continuo crescendo. Si chiude con la cover di “Black Sabbath” e vi assicuro che è una versione che non vi lascerà indifferenti.

Benvenuti Free Nelson Mandoomjazz, un gruppo che osa sfidare leggi e convenzioni e che propone una nuova visione del jazz e del doom, certo non è una proposta per grandi masse, ma chi vuole provare delle emozioni davvero forti non se li deve lasciar scappare. GB


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