Quest'anno
il Prog festival della città di Mantova, che nella scorsa edizione
ha visto in scaletta artisti del calibro di Flower Kings, Anekdoten
e Porcupine Tree, ha cambiato nome in "Freequenze: Rassegna di
Musica per l'Altro Ascolto", con l'intento di accogliere al proprio
interno anche degli artisti, non necessariamente prog, ma che hanno,
comunque, all'attivo delle produzioni musicali molto significative,
anche gli artisti proposti sono marcatamente prog.
Così abbiamo trovato dei veri mostri sacri in cartellone: il
23 Settembre STEVE HOWE, il 7 Ottobre JOHN WETTON e il 14 Ottobre
PETER HAMMILL, artisti che non hanno certo bisogno di presentazioni.
Ognuno di loro ha rappresentato un tassello insostituibile nel mosaico
musicale progressivo e non solo. Per i più distratti o per
chi è troppo giovane per conoscerli voglio semplicemente ricordare
le loro bands di appartenenza più significative. Howe ha fatto
parte degli Yes e degli Asia, Wetton ha militato in King Crimson,
Uriah Heep, UK, Asia e Roxy Music, mentre Hammill è stato il
leader dei Van Der Graaf Generator.
La rassegna doveva tenersi in un anonimo palatenda, invece, con sorpresa,
i concerti sono stati trasferiti in due teatri uno dei quali è
il Teatro Bibiena, perla architettonica di Mantova che vanta un'acustica
perfetta. Ma andiamo con ordine, un applauditissimo Howe si è
esibito da solo sciorinando, in due ore di musica, ben 23 brani, quale
ideale percorso attraverso le varie tecniche di suono della chitarra.
Lo show è stato diviso in quattro parti, nella prima ha presentato
la chitarra classica con brani tratti dal suo vasto repertorio, "Beginnins",
"Heritage", "The Ancient". Poi è passato
alla chitarra jazz con altri tre pezzi fra cui "Dorothy".
Ha continuato con la chitarra acustica per finire con la steel guitar.
Uno spettacolo mozzafiato che ha ammutolito gli spettatori, tanto
era il virtuosismo espresso dal nostro. Unica nota negativa è
stata la sensazione di trovarsi di fronte più ad uno stage
didattico che ad un concerto vero e proprio. Howe dal canto suo ha
dimostrato di apprezzare il calore riservatogli dal pubblico e ha
sottolineato, ammirato, la bellezza del teatro.
Wetton si è esibito con i Moongarden, formazione locale, che
si è dimostrata all'altezza dell'evento, sostenendo da sola
uno show, che ha rischiato di naufragare. Il concerto, infatti, stava
per saltare per un infortunio occorso a John, che si è presentato
con una gamba ingessata. Nonostante la grande emozione data dall'ascoltare
brani come "Red", "Fallen Angel" (con un'esecuzione
devastante), "In The Court Of Crimson King" e "Stareless"
bisogna rilevare, con una certa amarezza, che Wetton era decisamente
fuori forma. Comunque, che un artista del suo calibro si esponga nonostante
le condizioni difficili, dimostra quanto sia umanamente grande.
L'esibizione migliore l'ha offerta Hammill proponendo uno show acustico
suonato in compagnia del virtuoso violinista Stuart Gordon e con il
teatro esaurito. Peter, che ha sfoggiato un ottimo italiano, ha suonato
alternandosi al pianoforte e alla chitarra. I suoi brani sono ora
poetici e crepuscolari, ora tempestosi e travolgenti. Questo moderno
cantastorie ha esibito un grande lirismo, a volte selvaggio, a volte
disperato, ossessionato da incubi e frustrazioni, ma con una carica
vitale che da sola restituisce la speranza negata dalle note. Scorrono
via "Easy to Slip Away", "Nothing Comes", "A
Better Time", una maestosa "Come Clean", "Shingle
Song" e tante altre fra cui un omaggio allo scrittore italiano
Primo Levi. Gordon, dal canto suo, ha sostenuto Peter dimostrando
un'abilità e una sensibilità stupefacenti. Pur essendo
un concerto acustico è stato pervaso da una tensione vibrante,
musica a 360 gradi con un Hammill dalla voce sempre stupenda. GB
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