Nella storia ci sono eventi che diventano spartiacque, c’è
un prima e un dopo e dopo anni ancora se ne parla e ci si ragiona,
con alcuni che sono nostalgicamente legati al “prima”
e altri che preferiscono quanto venuto dopo, non per mancanza di riconoscenza
di quanto avvenuto prima, ma per la curiosità mai paga di guardare
al futuro. Così è stato dell’uscita di Gabriel
dai Genesis, che ha segnato un profondo cambiamento nella musica pop.
Da allora l’irrequieto artista inglese ha iniziato ad esplorare
nuovi territori musicali, il rock elettronico, la world music sempre
alla ricerca della purezza del suono, della bellezza primordiale di
certe melodie. Così ci ha regalato esperienze diverse di musica
totale. E continua a farlo. Questo I/O ha avuto una lunga genesi e
contiene dodici brani proposti in due diversi mix, la versione nelle
mie mani ne propone un terzo su blu ray. Il “bright-side”
mix è stato curato da Mark Stent, il “dark-side”
mix da Tchad Blacke e infine il “in-side” mix in dolby
atmos curato da Hans-Martin Buff.
Il lato bright è quello più accessibile, quello dark
è quello più ruvido e sperimentale e quello In Side,
essendo in dolby atmos, è quello più pieno ed avvolgente,
più simile al bright. In ogni caso le differenze non sono marcate.
I suoni sono cesellati, il lavoro dei musicisti è notevole,
dagli immancabili Tony Levin e Manu Katché, da Brian Eno fino
al nostro Paolo Fresu. Questo disco è dominato da una profonda
malinconia, con brani facili da amare, in particolare mi sono commosso
nel crescendo di Playing For Time.
L’impronta di Gabriel è ben riconoscibile e l’artista
inglese ha un’età per cui la sperimentazione ha meno
significato e spesso lascia il posto alla semplice ricerca della bellezza.
Se fossi un musicista avrei voluto far parte alla realizzazione di
questo disco. GB
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