Gli
Hangar sono un gruppo brasiliano al secondo appuntamento discografico
(almeno credo, visto che non ho uno straccio di bio). La loro musica
è un condensato accelerato di Rhapsody, Ivanhoe e Manowar,
in altre parole si tratta di un power metal molto progressivo e ultraveloce.
Il disco è aperto da un buon intro con delle atmosfere inquietanti,
anche se un po' cinematografiche, poi quando parte il primo vero brano,
"Inside Your Soul", ho come l'impressione di suonare un
vecchio 33 giri a 45! Il batterista Aquiles Priester dietro le pelli
è un ossesso indiavolato, che viaggia ai limiti del concepibile
ed essendo anche il produttore dell'album non sorprende che il suo
strumento sia molto in evidenza nel sound complessivo, ma lo è
anche troppo. A seguire troviamo una trilogia che inizia con un brano
nervoso, un più chitarristico del precedente e con qualche
accenno vagamente nu metal in alcuni cori. La seconda parte è
molto epica, in stile Rhapsody. Chiude una traccia cattiva e un po'
monotona nelle ritmiche. Il brano "Savior" ha un incedere
dark metal che, a discapito del titolo, ricorda certi intrecci dei
Mercyful Fate. Dopo un secondo momento atmosferico torna il metallo
epico con "Legions of Fate", un brano di cui davvero nessuno
sentiva il bisogno. Non si migliora con le due parti di "Living
in Trouble", è un progressivo e inesorabile calo di idee
che culmina in "Falling in Disgrace". In chiusura c'è
la cover in chiave prog metal di "Perfect Stranger" e questo
brano da la misura del limite di questo gruppo: tecnicamente preparato,
ma scarso a livello compositivo.
Gli Hangar sono un gruppo giovane con una grande grinta, hanno le
doti per migliorare, ma per adesso sono solo uno dei tanti gruppi.
GB
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