Rock Impressions

Gavin Harrison - Cheating the Polygraph GAVIN HARRISON - Cheating the Polygraph
K-Scope
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Swing
Support: CD - 2015


A beneficio di chi non dovesse conoscere il personaggio di cui stiamo per parlare, dico solo che è stato il batterista dei Porcupine Tree e attualmente è nientemeno che il batterista dei King Crimson. Con dette credenziali questo suo lavoro solista incuriosisce subito. Cheating the Polygraph però non è il classico album di brani personali, quelli che ogni artista tiene in un cassetto, magari per anni, prima di decidersi a pubblicarli. Complice l’incontro con il bassista Laurence Cottle, Harrison ha rimesso mano a otto pezzi dei Porcospini per riarrangiarli in chiave Big Band. Arrangiamenti swing, con un indole quasi zappiana.

Ovviamente la sorpresa può essere tanta e può mettere alla prova i fans più affezionati, ma l’esperimento è sicuramente interessante e non privo di fascino. I titoli estratti la lungo repertorio dei PT sono in ordine “What Happens Now?”, “Sound Of Muzak/So Called Friend”, “The Start Of Something Beautiful”, “Heart Attack In A Layby/The Creator Had A Mastertape/Surfer”, “The Pills I’m Taking”, “Hatesong/Halo”, “Cheating The Polygraph/Mother & Child Divided” e “Futile”, che anche se posta alla fine del cd è stata la prima a subire questa rielaborazione. Ovviamente per chi non è familiare col repertorio della band citata i titoli diranno poco, la resa è interamente strumentale e il disco ha il pregio di funzionare bene anche senza conoscere gli originali. Per chi invece li conosce lascio giudicare autonomamente il risultato, anche perché molto dipende dal gusto personale. In molti momenti del disco si ha un’impressione quasi cinematografica, da colonna sonora di vecchi film d’azione, tipo i primi James Bond.

Devo dire che alcuni momenti del disco sono notevoli, ci sono dei passaggi ritmici da cardiopalma, eseguiti con grande gusto, però è anche un disco che qualcuno potrebbe trovare faticoso, qui non è in discussione la bontà delle composizioni, quanto lo stile usato, un disco strumentale di swing non è proprio per tutti i giorni e se non si è abbastanza aperti di vedute, lo si potrebbe trovare anche un po’ difficile da ascoltare tutto d’un fiato. Resta il fatto che l’esperimento è molto interessante. GB

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