Bene bene, le sorelle Ann e Nancy Wilson tagliano il traguardo del
quattordicesimo album in studio rilasciando dieci nuove canzoni rinnovando
la collaborazione col produttore Ben Mink (Rush, Barenaked Ladies,
Bruce Cockburn, etc) che è riuscito a catturare la carica elettrica
del songwriting, facendo di "Fanatic" il più duro
disco mai pubblicato dalle Heart.
Le Wilson sisters si mostrano in magnifica forma e non si risparmiano,
elargendo grinta e melodia come non facevano dalla fine degli anni
settanta e molti di voi ne avranno già potuto testare un'anteprima
col singolo "Fanatic", un'ode alla musica introdotta dalla
chitarra di Nancy carica di effetti e distorsione su cui Ann stende
il proprio appassionato canto, un brano non propriamente lineare,
ma che colpisce e resta aggrappato alle orecchie senza mollare un
attimo la presa.
"Dear Old America", una amara riflessione sul padre al suo
ritorno dalla Seconda Guerra Mondiale, si basa su un ritmo medio caratterizzata
da tastiere distorte, un break centrale più veloce dovuto ad
un errore del computer nel dare il tempo (ma alla fine hanno deciso
di tenerlo) ed un risentito cantato, il tutto ricordando in qualche
maniera lo stile dei Led Zeppelin di "Physycal Graffitti".
Atmosfere più tenue ed acustiche fanno da sfondo alla ballata
dal sapore folk "Walkin' Good" nella quale assistiamo ad
un bel duetto fra Ann e Sarah McLachlan, mentre il seguente blues
rock "Skin And Bones" punta più sul groove che sulla
melodia. La mano sperimentale di Mink si fa sentire pesante su "A
Million Miles" in un continuo susseguirsi di effetti, strumenti
che si rincorrono, ma con con una Ann che riesce ancora a raggiungere
con agilità le sue tonalità più alte. Questa
non è una canzone immediata, ma dopo diversi ascolti si riesce
a trovarne il bandolo.
"Pennsylvania" è un'altro gradevole lento (interamente
suonato da Mink) dal sapore più dark ed umorale, quindi ecco
stagliarsi l'epico e minaccioso riffing di "Mashallah",
canzone dalle tinte più psichedeliche che la rendono una delle
migliori e riuscite canzoni dell'album. "Rock Deep (Vancouver)"
racconta dei primi giorni trascorsi dalle Heart in Canada quando si
chiedevano ancora se ce l'avrebbero fatta a tornare vittoriose nella
madrepatria, lasciata per amore dei fidanzati dell'epoca. Non deve
quindi stupire il tono malinconico e pieno di amore che lascia spazio
al rocker "59 Crunch" nel quale le sorelle si dividono il
microfono ed è questo il lato più interessante di una
canzone che altrimenti ha poco altri di memorabile anche per la complessità
della sua stesura.
Queste Heart non sono quelle di metà anni ottanta, ma sono
più accostabili a quelle degli inizi carriera e nel complesso
le composizioni sono spesso poco immediate, con un tocco più
moderno dato da Mink. A me non è dispiaciuto per nulla. ABe
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