La California, musicalmente parlando, evoca una vasta iconografia,
una terra davvero complessa e piena di contraddizioni, era la terra
dei Jefferson Airplane, di Gerry Garcia e dei suoi Grateful Dead,
ma anche dei Beach Boys e della loro surf music, in seguito si è
parlato del sound della west coast, identificandolo spesso con qualcosa
di frivolo, di leggero, di easy listening… Ma siccome non ci
sono regole ecco oggi emergere dalla scena indipendente di quella
terra questi sorprendenti Heavy Water Experiments. Questi musicisti
di Los Angeles hanno dato vita ad un progetto molto radicato nei ’60
e nei ’70, in particolare alla musica garage e al beat psichedelico
con un’attitudine avant garde e progressive, ma questo per la
band è un punto di partenza, l’intento vero è
di creare qualcosa di nuovo, ecco allora l’uso di strumenti
moderni, del basso a otto corde (non è proprio potente come
l’Hamer a dodici, ma ci manca poco) e delle ritmiche di batteria
attuali.
L’aura onirica con cui apre il disco è un affronto a
tutte le moderne regole commerciali, poi esplode una potente linea
di basso e il brano “Goldenthroat” prende quota, sembrano
dei moderni Jefferson Airplane, ma oltre alla psichedelia c’è
anche qualcosa del groove dei King’s X, per questo qualcuno
li ha associati anche al genere stoner, ma penso che il sound di questi
artisti sia più complesso. Ci sono partiture decisamente dark
che si alternano ad altre acustiche molto poetiche e tutto funziona
a perfezione, grazie anche al cantato spirituale del singer David
Melbye. David in questo disco si occupa anche di tutti gli strumenti,
tranne della batteria che è suonata da Roberto Rodriguez, ma
dopo la realizzazione di questo album la formazione risulta completa
di quattro elementi. Ma al di la delle notizie biografiche quello
che ci interessa è la musica, che esce potente e convincente
dalle casse dello stereo.
Se ci sono tante band che da ogni parte del globo si rifanno alla
musica come veniva fatta otto lustri fa ci sarà un perché…
a me piacciono anche molte cose recenti, nel senso di fatte con gli
stilemi attuali, ma non nego certo di provare un grande fascino per
la musica prodotta nel periodo che va idealmente dal ’63 al
’76 circa, quindi trovare gruppi come questo che riescono a
coniugare passato e modernità per me rappresenta un gran piacere.
GB
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