Seppur "TGA" sia il primo album degli Huis (che in olandese
significa Casa), la band in realtà è formata da affermati
veterani della scena musicale di Montreal che sul finire del 2009
hanno unito le proprie forze completando più recentemente i
ranghi: Michel Joncas (bs), Pascal Lapierre (tast), Sylvain Descoteaux
(vc), William Régnier (bt) e Michel St-Père (ch - Mystery).
Il quintetto si cimenta con un progressive rock piuttosto classico,
muovendosi all'interno di ampi confini che hanno in Mystery, IQ, Marillion
e Arena i quattro lati portanti della loro proposta musicale, ma su
cui i nostri sanno come lavorare per estrarre il meglio dal proprio
talento e proporlo con grande dedizione e passione.
Gli undici episodi ci tengono compagnia per oltre settanta minuti
di musica ammantata da grandi orchestrazioni, cambi di tempo, dilatati
squarci strumentali sia di chitarra che di tastiere, ponendo il tutto
al servizio dell'ascoltatore e senza cadere nel tranello di buttare
qualche cambio di tempo ad effetto o svisata virtuosistica tanto per
tirarsela un pò, di certo questi personaggi non ne hanno bisogno
e preferiscono sedurre l'ascoltatore con le loro capacità.
Questa attitudine emerge in particolare nei due suggestivi strumentali
"Oude Kirk I" e "Oude Kirk II" (ispirati alla
più antica chiesta di Amsterdam) dove viene anteposto il trasferimento
di emozioni e di suggestioni alla spettacolarità autocelebrativa
di assoli strabordanti o istrionici cambi di tempo.
Come spesso capita quando mi trovo dinanzi a lavori genuinamente progressive,
mi risulta difficile eseguire una 'tradizionale' analisi track-by-track,
proprio perchè mi viene naturale valutare l'insieme anzichè
la singola traccia al cui interno si osservano tanti temi diversi.
Così vi consegno "TGA" nella sua globalità,
un competente e ricercato album di melodic symphonic progressive che
saprà soddisfare anche i palati più esigenti con quelle
sonorità patrimonio comune di Marillion, IQ, Porcupine Tree
e Camel. Come in ogni medaglia, anche qua vi è il suo rovescio
che consiste in una certa prevedibilità nelle sperimentazioni
che sono solo abbozzate, quasi il quintetto abbia paura di uscire
da strade ben conosciute.
Mi attendo per il prossimo cd maggiore coraggio e rischio da cinque
musicisti cui non si può certamente imputare la mancanza di
esperienza, esperienza che hanno fatto comunque ben fruttare in questo
disco. ABe
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