Il marchigiano Iacopo Fedi cresce a pane e rock e molto presto inizia
le prime esperienze musicali. Diversi sono i gruppi in cui ha militato
fino ad arrivare al connubio coi The Family Bones, che sembra essere
diventata la sua band di riferimento. Le sue esperienze formative
vanno dal rock al blues, passando per i grandi classici, anche con
diversi nomi poco prevedibili, che denotano una profonda cultura musicale,
elemento che diventerà fondamentale nella costruzione del suo
sound.
Dopo aver realizzato alcuni lavori autoprodotti ecco il suo vero disco
di esordio. Over the Nation
è un album umorale, lo stile e fondamentalmente cantautorale,
Iacopo usa l’inglese e si possono riconoscere alcune influenze,
da Waits a certo roots rock americano, poi c’è molto
blues sporco e ruvido, ma anche tanta voglia di ricerca e di originalità.
Una chitarra acustica ci accoglie ad inizio cd, l’atmosfera
è intima e onirica, “My Religious War” ha una buona
musicalità, che intriga anche se non è un brano di richiamo,
però mette subito in evidenza la personalità di Fedi
e mi ha da subito invogliato ad ascoltare anche il resto. La title
track ha uno stile molto particolare, tra improvvisazioni blues e
sonorità jazzate vengono inserite zampate psichedeliche, davvero
una bella sorpresa. “Beg Your Pardon” è più
blues, ma sono ancora presenti elementi psichedelici, accennati con
delicatezza e prudenza, quasi rispetto, ne viene fuori un quadro a
tinte acquerello molto piacevoli. La cultura musicale del nostro esce
con forza con “Hold On”, un brano che mi ha ricordato
Kinks e Ian Hunter, vero rock, non quello urlato, ma quello dei grandi
nomi del passato. La brevissima “Electro Domino” è
puro blues psichedelico, questo in fondo è il leit motif del
disco, anche se è un po’ celato nel pentagramma del nostro.
I brani si susseguono con una buona varietà, anche se lo stile
è sempre riconoscibile, le melodie sono diverse e si distinguono
bene, mantenendo viva l’attenzione per tutto l’album.
Belle “This Hard War” e “The Tent of Meeting”,
ma è l’imprevedibile “Sr Napoleon” che mi
ha colpito di più, con quella chitarra alla Marc Ribot e quell’incedere
ondeggiante, ancora una volta blues psichedelico di grande spessore.
Si fa presto a dire psichedelia, dagli anni ’60 ad oggi il termine
è stato spesso abusato e molte volte è bastato che qualcuno
suonasse in modo “strano” e stralunato per dire che si
trattava di musica psichedelica. Spesso però questo è
stato sinonimo di musiche difficili da ascoltare, ai limiti dell’avanguardia
estrema, non è questo il caso di Fedi e dei suoi Family Bones,
il loro blues psichedelico è molto piacevole, forse manca qualche
momento più aggressivo e trascinante, ma il disco è
davvero bello così. GB
|