Molti di
voi non conoscono il nome di questa talentuosa tastierista tedesca,
tale Ines Fuchs che ha pubblicato i primi due album di stile neo progressive
per la gloriosa WMMS (Hunting the Fox nel '94 e Eastern Dawning nel
'96). Il suo nome, però è legato a quello degli Asgard,
una delle migliori formazioni italiane di neo prog, i quali hanno
partecipato ai dischi dell'artista teutonica, infatti, troviamo alla
voce Chicco Grosso, i fratelli Michieletto alla chitarra e alla batteria
e Davide Piai al basso, poi contribuiscono anche vari altri artisti
tedeschi della scena folk. Ines è una virtuosa delle tastiere,
seguace della scuola di Banks e dei grandi classici, insieme al marito
chitarrista Hansi Fuchs ha dato vita a questo progetto e si mette
sempre al servizio degli altri musicisti, sfogando le sue velleità
artistiche nel tessere trame complesse e intriganti.
The Flow è il suo terzo disco solista, mentre i primi due lavori
erano più rock, per questo Ines inizia a spingersi verso territori
world music e folk, arricchendo non poco il suo stile, che comunque
rimane legato ad un prog arioso, con belle melodie facili da assimilare.
The Flow è un concept sul fiume, ecco allora titoli come "Feel
the River Dance", "The River and Me" o "I'm a
Part of the River", un viaggio piacevole sulle note di un prog
solare farcito di ritmiche etniche e celtiche, di melodie attraenti
e di una complessità armonica che si insinua solo dopo ripetuti
ascolti, perché cresce insieme con l'ascoltatore.
Il quarto lavoro vede la nostra spingersi ulteriormente verso la world
music, senza comunque perdere l'impronta prog. "Making Movies
in Hollywood" ha un incedere epico, vagamente celtico, mentre
la successiva "Sitting By the River" è quasi fusion,
con accenni di ritmi latini, entrambe i brani hanno un incedere personale
molto piacevole e convincente. La prima parte di "In My Street"
ricorda un po' certi brani alla Cold Play, con atmosfere malinconiche
e soft, poi entra la batteria e il brano prende corpo e subito vengono
in mente i Genesis. Molto bello il refrain molto prog di "The
Spark". Altri grandi momenti in "Dark Room" e nella
raffinata "Enemy Mine", tutti brani con belle melodie, che
talvolta lambiscono i confini di un pop impegnato, ma che non scade
mai nel banale. GB
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