Esistono suoni e stili che sembrano non avere mai alle spalle il fardello
del tempo passato, I cosiddetti stili “sempreverdi”, ben
distinguibili e cristallini come ad esempio l’AOR, acronimo
di album oriented radio. Avrete intuito che questo è il lato
più ruffiano dell’Hard Rock, quello più orecchiabile
e di facile memorizzazione, tuttavia l’AOR molto spesso si lascia
supportare da infiltrazioni di Progressive Rock che lo impreziosisce
e lo rende appetibile ad un pubblico ancora più ampio. Eppure
fare questo genere musicale, così semplice da descrivere non
lo è per chi lo compone e suona. Servono buone intuizioni melodiche,
i brani che accalappiano al volo l’attenzione di chi ascolta
(ad averla questa magica formula… Saremmo tutti dei geni milionari),
miscelati con una buona dote tecnica strumentale e vocale. Quindi
esempi di band sono i Toto, Journey, Alan Parson Project, Gotthard,
Asia, Europe, Survivor etc etc…
Lo sanno bene i torinesi In-Side capitanati dal tastierista e compositore
Saal Richmond (Salvatore Giacomoantonio). Richmond si coadiuva di
artisti come David Grandieri (tasteiere, cori), Beppe Jago Careddu
(voce), Abramo De Cillis e Cloud Benvenuti (chitarre), PJ Philip (basso,
cori) e Marzio Francone (batteria). Francone è anche l’ingegnere
del suono. Gli In-Side quindi lo sanno e cercano di riproporre l’AOR
nel miglior modo possibile.
Due tastiere perché il genere deve essere pomposo e quindi
“pompato”, necessariamente il suono ci deve travolgere
ed avvinghiare, anche questo è nel bagaglio culturale di In-Side.
Venendo all’album, “Out-Side” è composto
da sette canzoni ad iniziare dal breve intro di ruolo qui con il titolo
“The Gate”. “The Signs Of Time” racchiude
in se tutto quello che deve esserci nell’AOR, annesso assolo
di chitarra che ti spettina. E quindi classe, e questa scaturisce
a seguire in “The Running Man”, oppure nella ampia “Block
4 (The Russian Woodpecker)”, con piccole puntate nel mondo Queensryche
di “Rage For Order”. L’ascolto in senso generale
trasuda di anni ’80 e chi di questo suono gode, qui ha il suo
bel da fare.
Graziosa e delicata “I’M Not A Machine” con una
interpretazione vocale sentita e degna della linea melodica. Elettronica
apre “Break Down”, canzone più ricercata con puntate
nel Prog, bello l’annesso assolo di chitarra. L’album
si chiude con una semiballata bellissima dal titolo “Lie To
Me”, con coralità e un motivo ficcante diretto al cuore.
In senso generale aleggia nelle canzoni tanta sensibilità.
Probabilmente se vogliamo ricercare un difetto a questo album che
gradevolmente si lascia ascoltare nella sua interezza, è la
mancanza di una vera e propria hit, come le band da me succitate da
esempio di AOR invece hanno saputo scrivere negli anni. Ma ho anche
sottolineato che avere questa formula magica non è semplice
e neppure da tutti. Mi auguro che il progetto In-Side ricopra al più
presto anche questo tassello mancante e allora parleremo di una (l’ennesima)
realtà italiana seconda a nessuno, perché noi italiani
abbiamo solo il bisogno di credere di più in noi stessi e non
di cercare sempre fuori un qualcosa di aleatorio. MS
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