Gli Irons sono una delle band che ho più amato e The Number
of the Beast è stato il primo Lp che ho comprato di un gruppo
straniero, da allora li ho seguiti con devozione fino a Fear of the
Dark, dopo di che il mio entusiasmo ha cominciato a raffreddarsi.
Questo nuovo album però mi ha stuzzicato fin da subito, non
so perché, qualcosa mi ha spinto ad acquistarlo. Sicuramente
hanno influito le vicissitudini del singer Bruce Dickinson, la sua
lotta contro il tumore ha colpito molti di noi. Poi anche l’artwork
mi ha dato un brivido, era da tempo che non facevano una copertina
di questa forza espressiva. Infine complice del ritrovato entusiasmo
è stato sicuramente mio figlio, che è un novello ammiratore
degli Irons. Così eccomi dopo tanti anni che scrivo di musica
a parlare dei Maiden, miei mostri sacri e in fondo è un po’
anche per questo che non avevo osato prima.
Ripartiamo dall’artwork. Ho acquistato la versione “libro”
con doppio cd. Il booklet è molto curato, con tre belle illustrazioni
ispirate ai Maya, che faranno venire i brividi a tutti quelli che,
come me, hanno iniziato ad ascoltare i Maiden conquistati dalle copertine
dei loro classici. Il primo cd parte con un intro misterica, con sonorità
ed effetti che ricordano certi western messicani, Bruce interpreta
il brano con voce sofferta ed effettata, qualche brivido inizia a
scorrere, poi entra una classica sezione metal stile cavalcata, i
Maiden sono tornati e lo fanno con sicurezza. Il brano è piuttosto
lungo ed è composto da diversi momenti, tra l’epico e
il prog, ma sempre metal. “Speed of Light” ha un attacco
molto hard rock, cadenzato e preciso, poi però il brano prende
quota e il cantato di Bruce lancia gli strumenti in una galoppata
coinvolgente, bello il finale. “The Great Unknown” è
un brano cadenzato che cresce pian piano, Bruce sfodera tutta la sua
grinta, per confortare i suoi fans, la sua forma sembra davvero buona.
Ottimo anche il ponte con gli assoli di chitarra, ci sono passaggi
veramente belli. “The Red and the Black” si apre con un
cameo al basso di Harris, poi attacca una classica cavalcata maideniana,
molto enfatica, di quelle da cantare sotto il palco fino a perdere
la voce. Però il brano è lungo ed è ricco di
situazioni diverse, a volte un po’ prolisso, ma nel complesso
davvero buono. “When the River Runs Deep” è ancora
puro metal epico, è chiaro che questa volta la band inglese
ha voluto fare un disco molto teatrale, ai limiti del prog, un impegno
compositivo che non avevano mai espresso con tanta determinazione.
La title track inizia con una sezione acustica dal sapore desertico,
il clima è subito misterioso e onirico, poi entra un giro metallico
ancora progressivo, sono i Maiden più visionari che tornano
in grande stile. Non è un brano acchiappone, piuttosto è
puro metallo glorioso, di ottima fattura. Bruce canta con consumata
bravura e si conferma uno dei migliori interpreti del genere. Le parti
strumentali sono vera goduria, non avevo mai sentito la band così
in forma.
Il secondo cd apre con l’anthemica “Death or Glory”,
si spinge sempre sulle cavalcate dal sapore guerresco e la band non
cede di un centimetro il terreno conquistato col primo cd. Ancora
ottimo il cantato di Dickinson. “Shadows of the Valley”
contiene forse l’unico mezzo passo falso del disco, il giro
di chitarra è molto simile a quello di un altro pezzo della
band, ma poi tutto si sviluppa in modo nuovo e quindi recupera. Parecchio
bello il finale sempre all’insegna di cavalcate eroiche. “Tears
of a Clown” ha una linea melodica sicuramente riuscita, quasi
una versione più metal di “Tears of the Dragon”.
“The Man of Sorrows” è una ballata elettrica dal
carattere forte, ancora il gruppo ha la forza di piazzare un pezzo
che colpisce dritto al cuore e siamo verso la chiusura del cd. E infine
arriva la chiusura, c’è anche una sezione d’archi
e il brano dura circa diciotto minuti, è la più bella
suite proposta dal gruppo, “Empire of the Clouds” da sola
vale l’acquisto del cd, maestosa e teatrale come mai i Maiden
sono riusciti ad essere, un brano che rapisce e fa sognare.
I Maiden questa volta si sono voluti superare ed hanno spinto sulla
teatralità del loro sound, il risultato è superiore
ad ogni aspettativa e sono convinto che più di uno resterà
stupito ascoltandolo. Un lavoro complesso che svela i propri tesori
solo dopo ripetuti passaggi, ma al tempo stesso bello dall’inizio
alla fine, che si ascolta tutto d’un fiato. Sono molto soddisfatto
dell’acquisto. Che disco! GB
https://www.ironmaiden.com/
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