Non deve essere facile proporre sonorità così particolari
in una situazione inimmaginabile per noi occidentali come quella israeliana,
eppure bisogna dare atto che in quel Paese esiste una scena dark-goth
attivissima, capace di far fronte a problematiche sociali, culturali
e politiche ben più pressanti di quelle alle quali siamo usi
nelle nostre terre. Merito di un insieme compatto di gruppi e collettivi,
capaci di proporsi con sonorità assolutamente competitive ed
incredibilmente affascinanti.
E’ il caso dei bravi Maor Appelbaum (vocals, bass, synths) e
Tal Galfsky (synths, samples, vocoder), le due anime di IWR, giunti
con “Cold asylum” al secondo lavoro, sempre per etichetta
Black Rain, dopo l’esordio “Ground zero”. Più
che di un CD lungo, sarebbe più corretto scrivere di un mini,
essendo solo sette gli episodi inediti, ed i quattro pezzi che completano
la track-list dei remix di Space Kombat, Nails, Wreck Age e da Dark
Chamber, che comunque dopo il riassemblaggio vengono resi dotati di
una anima propria e personalissima, come se trattasi di veri e propri
inediti. Ma il valore assoluto di questi autentici anthems di elettronica
darkeggiante e le immense potenzialità insite in essi, ci inducono
a trattare col massimo rispetto questa uscita, come se trattasi di
un long-playing. L’incessante lavorio ritmico impresso a “Going
mental”, “Ketamine sedation” ed ai pezzi che seguono
esaltano l’opera dei due mastermind, i quali si avvalgono dell’apporto
di Tom Davidov (drum-programming) e delle ammalianti female vocals
delle due ferali sirene Moran Uliel e Michal Jakubowicz. Disco di
statura internazionale, ancor più encomiabile provenendo da
quelli che sono di fatto i confini della comunità alternativa.
Oscuro, pesante, ma trafitto da raggi di luce che ci lasciano intravvedere
la fine dell’età buia. E’ anche per questo che
“Cold asylum” non va ignorato. Booklet dotato di un artwork
affascinante nella sua visione fantasy d’un mondo inquietante
che potrebbe essere il nostro… AM
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