Fabriano, cittadina dell’entroterra marchigiano, cela fra i
propri abitanti una nutrita serie di musicisti, questo anche all’insaputa
degli stessi. Infatti le band si prodigano a fare concerti nella zona,
esistono anche possibilità di visione, ma il cittadino del
posto non è ricettivo. Per fortuna il mondo è più
vasto, si perché di cultura Rock al riguardo ancora c’è,
poca, ma c’è.
Tutto questo potrebbe far pensare che le band di Fabriano non sono
valide, invece no, nella mia carriera di recensore ho ascoltato e
criticato migliaia di dischi e vi assicuro che qui la media è
davvero elevata, merito forse anche di internet, che a costo zero
da la possibilità a chi lo adopera di farsi una cultura elevata
a livello musicale. I tempi cambiano, la musica pure, il Rock si adegua,
in quanto portavoce dei tempi.
Ma veniamo a noi, chi sono questi Jail Underdog? Giacomo Agostinelli
(Voce), Leonardo Home (Chitarra), Alessia Cimarelli (Basso) e Andrea
Pesci (Batteria) compongono il gruppo che si forma nel 2010. Gli stili
a cui si ispirano sono differenti, ogni singolo elemento ha un proprio
backgroud, anche se sono il Blues, l’Hard Rock ed il Punk i
più gettonati. Come gli Iron Maiden con Eddie, i ragazzi marchigiani
hanno una mascotte dal nome Grog ed è un cane quantomeno curioso.
La gavetta c’è, si prodigano, suonano live molto spesso
e questo crea loro un amalgama che comunque già si può
apprezzare nelle incisioni. Nel 2012 si presentano con il demo “Sentenced”
e qui lasciano presagire le potenzialità, tanto che alcuni
recensori ne parlano positivamente in diversi canali mediatici. Tornano
oggi con una registrazione migliore e cinque nuovi brani in questo
EP dal titolo “Electric Countryside”.
Apre “Countryside Of Me”, simpatico breve riferimento
al genere americano che sfocia in un vigoroso Hard Rock quantomeno
contagioso. Segue “Carote e Liquori” ed il ritmo sale
ancora, la voce di Giacomo Agostinelli è graffiante, adatta
a questo ruvido Hard Rock cantato in inglese. Un pregio di questo
gruppo risiede anche nel fatto che espongono assolo di strumenti e
cambi di ritmo, cosa che nel 90% dei casi di questi giovani gruppi
esordienti, non esiste. Bene fanno, perché spezzano l’ascolto
e lo impreziosiscono, mettendo anche alla luce non solo l’amalgama
ma anche la tecnica che comunque non va sminuita.
Con “El Guero” c’è un attimo stradaiolo e
polveroso, accordi solidi, quei quattro che non ti tradiscono mai
e che fanno la base del genere. Traspare divertimento fra le righe
e questo è contagioso. In “Overnight” trapela anche
la NWOBHM, probabilmente vista la giovane età dei componenti
non so quanto voluta, perché sto parlando dei primi anni ’80,
tuttavia negli ascolti della loro vita, volente o nolente ne hanno
assorbito nel dna i propri valori. Inevitabili anche certi riferimenti
ai Motorhead, qui evidenti.
Ma è con “Abandon's Trail” che danno il meglio,
l’ultimo brano è notevole, mutevole, ammaliante, caldo
e alla fine anche aggressivo. Il flauto lo impreziosisce e per quello
che riguarda il sottoscritto, vi assicuro che questo pezzo girerà
spesso nel mio stereo.
Buona fantasia, le idee ci sono e così funziona, non resta
che perseverare, perché oggi il problema dei musicisti è
proprio questo, sbattere addosso ad un muro di gomma, tuttavia da
come ho avuto modo e piacere di vedere, i Jail Underdog già
si divertono a suonare live, tutto quello che può scaturire
in più è solo che ben accetto! Bravi. MS
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