Quando mi incrocio con il talento di Cinel ho sempre la sensazione
di un artista che avrebbe meritato maggiore attenzione. La sua voce
calda ricorda le grandi ugole del rock, Coverdale, Rodgers e molti
altri. La sua lunga carriera e le molte collaborazioni sono un biglietto
da visita di tutto rispetto, ma ogni nuovo disco è un mondo
a sé e vale sempre la pena di ascoltarlo senza pensare troppo
al passato.
La prima cosa che emerge dall’ascolto è di un disco vitale,
ricco di brani belli da ascoltare, si tratta di heavy rock classico,
non ci sono modernismi o sperimentazioni in questa raccolta di dodici
brani che scorrono come un fiume, per parafrasare il titolo dell’album.
Personalmente preferisco brani elaborati come Red-Handed o Burning
Flame, che a tratti sembrano quasi prog e mostrano il desiderio di
fare musica che non sia necessariamente diretta o immediata, musica
che porta ad un livello più alto, comunque pezzi come Asylum
22 che riporta ad atmosfere più anthemiche, quelle che nei
live fanno muovere le chiappe o la ballata rock Karakal che ti fa
ondeggiare con le sue spire avvolgenti, vanno bene così. Un
brano dopo l’altro il disco scorre che è un piacere e
si sente che è stato fatto con passione vera e fino alla fine
non mancano pezzi che scaldano il cuore.
Bello anche l’artwork anche se in alcune pagine interne del
booklet i testi non sono sempre facilmente leggibili e ritengo che
da questo punto si poteva fare un po’ meglio. A parte questa
piccola pecca si tratta di un bel disco. GB
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