Rock Impressions

Jerusalem JERUSALEM - Jerusalem
Deram / Vintage
Distribuzione italiana: no
Genere: Hard Rock
Support: Lp - 1972 / CD - 2009

Fra le gemme da riscoprire dei primi anni ’70 brilla sicuramente questo unico album dei Jerusalem (da non confondere con una band svedese dei primi anni ’80 con lo stesso nome) che è stato prodotto niente meno che da sua maestà Mr Ian Gillan, che faceva anche da manager al gruppo e per loro spese parole entusiasmanti. I Jerusalem sono quindi da annoverare nel gruppo piuttosto folto delle meteore o se preferite one shot band, ma il loro disco è un concentrato di idee e di energia, ovviamente sono molti i dischi buoni anche se poi la band non ha avuto la forza o la coesione per continuare il cammino e riscoprirli è davvero interessante, ma questo titolo omonimo si erge una buona spanna sopra la media.

La formazione a cinque è tutta molto giovane e comprende il vocalist Lynden Williams, i chitarristi Bob Cooke e Bill Hinde, il bassista Paul Dean e il batterista Ray Sparrow. Il loro sound può essere descritto come una via di mezzo fra i primi Blue Cheer e i Cream con un’attitudine veramente heavy, le due chitarre creano dei refrain vorticosi, spesso molto ruvidi e sporchi, che in certi momenti fanno pensare ad un proto punk, ma anche all’heavy metal dei primi ’80. Il risultato è spettacolare e altamente coinvolgente.

L’opener “Frustration” è una vera killer song, il riff di chitarra è secco e veloce, energia allo stato puro, si sente proprio tutta la carica emotiva di un gruppo di ragazzi con la forza di cambiare il mondo. “Hooded Eagle”, parte con un giro blues, quasi uno stop rispetto al brano precedente, ma che dopo poche note diventa rovente, il cantante offre un’interpretazione ricca di pathos e sono ancora scintille. “I See the Light” spinge ancora più sul blues, ma il ritmo stoppato e tutto da godere, bellissimo il crescendo finale. “Murderers Lament” ecco che emerge la vena più doom del gruppo, brano più teatrale ed epico, che mostra le ottime qualità compositive della band, verso la fine il tutto prende dei connotati prog, meno spettrali, ma comunque godibili. L’hard rock essenziale torna orgoglioso in “When the Wolf Sits”, ottimo il lavoro di chitarra e grande prova di Williams. “Midnight Steamer”, pur essendo un ottimo brano, non aggiunge nulla a quanto già espresso. “Primitive Man” riporta la bussola sul doom più sulfureo, in quegli anni di sperimentazione non era una scelta stilistica, solo vibrazioni e che risultato, l’interpretazione poi di Williams è carica di rabbia, spettacolare. “Beyond the Grave” nonostante il titolo, non è così ossianica, piuttosto è teatrale e psichedelica, con un giretto di chitarra orientaleggiante. La parte ufficiale del disco si chiude con l’anthemica “She Came Like a Bat From Hell”, che titolo per un brano molto energico e ancora sperimentale nei suoni delle chitarre.

C’è posto poi per cinque bonus tracks, la prima è estrapolata dall’unico singolo e porta il titolo di “Kamakazi Moth”, un brano dalla cadenza molto beat, ma con dei suoni acidi decisamente hard rock, davvero bella. Le altre quattro sono versioni demo con un altro cantante meno dotato e una b-side edita anche su Lp, tutto sommato un discreto compendio.

Questa ristampa è ufficiale ed è stata realizzata con la collaborazione di Paul Dean che ha fornito i master originali, per cui si tratta di un lavoro fatto decisamente bene, con un booklet molto ricco e curato, con tutti i testi e belle foto d’epoca. I Jerusalem purtroppo, nonostante le ottime premesse si sciolsero per riformarsi in parte col nome di Pussy e sempre sotto la guida di Gillan, il loro stile ricorda vagamente gli Staus Quo, ma pubblicarono solo un singolo, l’album invece, riesumato dalla polvere, ha visto la luce solo di recente sempre su Vintage Records, ma questa è un’altra storia. Se amate l’hard rock dei seventies non fatevi sfuggire questo titolo. GB

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