Questo
giovane chitarrista è manco a dirlo un discepolo di Malmsteen,
Vai, Becker (che gli ha impartito anche qualche lezione) e Gilbert.
Ha inciso un paio di albums con i Magniture 9, un gruppo americano
di prog metal melodico (che non conosco) prima di realizzare questi
tre dischi solisti.
La neonata Heavencross Records ha ristampato in un colpo solo questi
albums per il mercato europeo nel 2001 con l'aggiunta di bonus e oggi
sono finalmente disponibili anche in Italia, dandoci così la
possibilità di valutare questo astro nascente della sei corde.
Questi tre dischi strumentali sono ultratecnici fino allo spasimo
e Rob dimostra un virtuosismo istintivo e maniacale, una perizia sciorinata
con una disinvoltura agghiacciante, un'indigestione di note che piovono
sul capo del malcapitato ascoltatore di turno fino a ubriacarlo, a
stordirlo senza pietà. Heavy Metal progressivo a fiumi, schitarrate
strabordanti e anche molto fantasiose, ricche di invenzioni e di momenti
di grande forza espressiva, ma questi tre dischi in realtà
sono pesanti come macigni. La bravura di Johnson è fuori discussione
e ogni vero amante degli albums a base di chitarra non deve trascurare
questo artista, ma per chi non è particolarmente coinvolto
dal solismo esasperato degli axemen di nuova generazione non troverà
grandi motivi di interesse in questi titoli.
I tre dischi si assomigliano molto, non tanto perché Rob sia
ripetitivo, ma perché hanno la stessa struttura, la stessa
noiosissima attitudine dimostrativa delle innegabili doti del nostro.
Rob è un chitarrista da tenere d'occhio con attenzione, ma
anche da assimilare a piccole dosi, siete avvisati. GB |