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            di là di ogni speculazione o discussione circa il ritorno nei 
            Judas priest del cantante storico Rob Halford siamo qui per parlare 
            di musica e del disco più atteso dai 'metallari' di tutto il 
            mondo. Ovviamente per i grandi mostri sacri del genere (Maiden, Metallica...) 
            le aspettative sono sempre altissime e, come spesso accade, si infrangono 
            già all'ascolto della prima canzone.
 'Judas is rising' parte velocissima e cattivissima aperta dal lancinante 
            e agghiacciante urlo di Halord e dal furioso incidere del batterrista 
            Scott Travis, purtroppo la canzone non sì avvicina al classico 
            della violenza 'Painkiller' ma comunque nonostante un certo pachidermismo 
            di fondo si fa ben ascoltare nell' attessa di quella che forse è 
            la canzone più bella del disco 'Deal with the devil' un bel 
            mid-tempo che ci riporta al periodo anni ottanta della band. La seguente 
            'Revolution' risulta stucchevole e lenta ed è incomprensibile 
            che sia stata scelta come singolo, molto meglio 'Worth fighting for' 
            cadenzata quanto 'Revolution' ma molto più ispirata. Veloce 
            ma sottotono è invece 'Demonizer' che fa il verso alle ultime 
            produzioni targate 'Halford', passiamo oltre verso il piccolo nuovo 
            classico 'Wheels of fire' molto melodica anche se fin troppo semplice.
 Non poteva mancare il lento 'Angel' che ricorda la bellissima (forse 
            l'unica) bellissima 'Lost and found' del pessimo 'Demolition', molto 
            ispirato il cantato di Halford che purtroppo stenta in tutto il resto 
            del disco (gli anni passano per tutti, purtroppo :-( ).
 Dopo il lento che si rispetti ovviamente segue un pezzo veloce e strapotente, 
            tocca alla malvagia 'Hellrider' che si aggiudica la palma di canzone 
            più painkilleriana (perdonatemi il neologismo) dell'album. 
            'Eulogy' inizia atmosferica per poi dipanarsi nei meandri della lunga 
            e sbadigliosa 'Lochness' tentativo imbarazzante di musica semi-progressive 
            decisamente fuori luogo nel contesto del disco.
 
 Con questo CD i Judas ripercorrono e omaggiano la loro lunga carriera 
            e il disco sembra non avere un'identità ben definita; è 
            come se i nostri avvessero voluto (e quindi temuto) tenere i piedi 
            non in 2, 4, 100 scarpe col risultato di deludere chi voleva un nuovo 
            'Painkiller' o un nuovo 'British steel' o qualcosa di completamente 
            nuovo.
 Per concludere 'Angel of Retribution' è un disco che si fa 
            ascoltare volentieri, ma che alla fine risulta un po' di maniera per 
            una band come i Judas, speriamo che il rodaggio post-reunion porti 
            a risultati migliori anche se comunque non possiamo lamentarci eccessivamente. 
            The priest is back. MF
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