Di tanto in tanto andiamo a rispolverare vecchi dischi dimenticati, 
            questa volta sono i tedeschi Karo a passare sotto il nostro giudizio. 
            Questo sfortunato quintetto da alla luce solo questo album nel 1988, 
            un commerciale Hard Rock molto catchy e con un importante utilizzo 
            delle tastiere, proprio quelle di Karo Straub. 
             
            Ancora una volta la MTM Classix ci aggiunge due bonus tracks, l’opner 
            “Wanna Be Loved” rifatta i altre due versioni, una moderna 
            risuonata nel 2005 ed una acustica. 
            In tutta sincerità questo disco si lascia apprezzare pur non 
            strabiliando, le partiture sono orecchiabili, con buoni interventi 
            chitarristici, quelli di Erich Holstein ed una gran voce, quella di 
            Lutz satzwedel. 
             
            “Wanna Be Loved” e la successiva “One Of A Kind” 
            sono la rappresentazione in tempo reale di quello che è il 
            Melodic Rock verso la fine degli anni ’80. “Still Hate 
            To Loose” elargisce forti emozioni, l’intro di tastiere 
            e voce è indovinato, il suo procedere è cadenzato, nell’insieme 
            un ottimo brano. Bella la parte chitarristica di Holstein. In “Sister 
            Sister” si ascoltano interventi elettrici di riempimento che 
            infarciscono questo pezzo dal ritornello molto catchy. “Ball 
            Of Fire” non è nulla di speciale, forse troppo piatto 
            rispetto a quello che abbiamo ascoltato sin d’ora. Con “Call 
            Of The Wild” il discorso cambia sensibilmente, la bella voce 
            ancora una volta arricchisce l’ascolto. In questo caso stiamo 
            ascoltando un brano veramente ben strutturato, da esempio per molti. 
            I Karo più elettrici li incontriamo in “No-Man Land”, 
            in “Out On The Line” ed in “Cold Shoulder”, 
            dove la lezione dei Led zeppelin sembra essere stata assimilata. 
            Chiude “Nobody’s Fool”, altro momento elettrizzante 
            e spensierato, dotato di un riff dalla facile memorizzazione. A questo 
            punto troviamo le due bonus tracks a cui mi riferivo all’inizio 
            della recensione. 
             
            Questa dei Kano è una bella riscoperta, ma per l’ennesima 
            volta mi confonde le idee, perché certi gruppi che non valgono 
            una cicca a volte fanno successo ed altri più bravi spariscono 
            immediatamente? Storie di Media?... Boh! MS 
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