Rock Impressions

Ron Keel - Metal Cowboy RON KEEL - Metal Cowboy
Wild West Media Production
Distribuzione italiana: -
Genere: Hard Rock
Support: CD
- 2014


Dopo tanti anni, progetti e dischi, giunge per Ron Keel il momento del suo primo, vero album solista ed è un gran bel disco da godere senza risparmiarsi un attimo.
Partito giovanissimo dal natio Texas a Nashville in cerca di farsi strada nel panorama rock, Ron arriva a Los Angeles e registra il suo primo disco cogli Steeler nei quali divide i solchi con un giovane, altezzoso quanto talentuoso chitarrista svedese chiamato Yngwie Malmsteen, ma una scelta simile imposta da Mike Varney, patron della Shrapnel Records, non poteva durare molto a dispetto del clamore suscitato ed infatti poco dopo la band si sciolse e Ron fondò una band a proprio nome, Keel, che ebbe tante soddisfazioni ed altrettante delusioni coi quattro studio-albums pubblicati fra il 1984 ed il 1987, riesumando questo monicker nel 1998 (scarsi risultati) e nel 2010 (il buon "Streets Of Rock And Roll"). Nel frattempo Ron ci aveva provato con gli Iron Horse e col Ron Keel's Fair Game, circondato da quattro avvenenti musiciste, ma non era destino che trovasse la sua pace artistica con questi progetti.

Eccolo allora oggi alle prese con "Metal Cowboy" che vede in compagnia di una buona lista di musicisti, anche se lo zoccolo duro è dato da Mike Vanderhule (bt - Y&T), Frank Hannon (ch - Tesla) e Geno Arce (bs - Iron Horse, Keel).

Il titolo del cd è esplicativo della musica che ci vuole far ascoltare Ron Keel che riesce ad unire le sue due principali passioni musicali in un mix esplosivo e coinvolgente. Lo start, affidato a "Long Gone Bad", potente country-hard rock che prende le nostre viscere e le costringe a muoversi e a dimenarsi al sostenuto ritmo impresso da Vanderhule e da Hannon, mentre Keel si muove a proprio totale agio ed è un piacere ascoltarlo cantare così spontaneamente e con gusto. "Wild Forever" è più orecchiabile e radio-friendly, un qualcosa che Bon Jovi fa da anni quando tenta di coniugare new country e hard rock, ma il risultato è qui davvero intrigante e piacevole. "My Bad" è più aspra nei suoni e nei toni, una sorta di unione fra Ac/Dc e Tangier, ma alla fine il connubio funziona abbastanza bene, ma molto meglio funziona "What Would Skynyrd Do?”, la prima traccia che si sbilancia a favore della componente cowboy e i Lynyrd Skynyrd sono qui un ovvio punto di riferimento anche se non mi sento di parlare di plagio o copia carbone, è il feeling della leggendaria band che pervade questa canzone, arricchita dal pianoforte di Joe Spraker e dal coro femminile formato da Carol Lyn Liddle e Renée Keel, mentre Hannon aggiunge il propellente più adatto a far decollare le sonorità del brano. Portasse impresso il marchio Kid Rock, "What Wuold..." diventerebbe un hit negli States, e immagino che la stessa sorte toccherebbe a "Just Like Tennessee", bella semi-ballad ricca di pathos e ariose armonie che parla della malinconia quando si è lontani da casa.

Si torna a rockare duro e veloce con la tonica ed energica "The Last Ride" e con la più cadenzata "When Love Goes Down", restando sempre all'interno di noti sentieri compositivi. "Singers, Hookers & Thieves" è un lento country con un duetto fra Ron e Paul Shortino (Rough Cutt, King Kobra, etc): mi ha fatto un certo effetto ascoltare questi due hard rock singers alle prese con un tema tipico da cowboy song, ma il risultato non mi è dispiaciuto. Altro cambio di sonorità ed ecco la potente "Evil, Wicked, Mean & Nasty" assalire i nostri padiglioni auricolari e ferirceli con l'armonica di Louie Merlino.

Ci avviciniamo al termine con "The Cowboy Road" e "3 Chord Drinkin' Song", hard rock sostenuto e melodico il primo, fun-song la seconda con lontanissimi echi dei Rolling Stones degli esordi ed anche il suono sa molto di anni sessanta.
Tre le bonus tracks, ma si tratta della versione per le radio di "My Bad", di quella unplugged di "Just Like Tennessee" (bella anche in questa veste) e di "Singers, Hookers & Thieves" in chiave acustica e interpretata senza Shortino.

I Defenders Of The Faith più conservatori storceranno il naso dinanzi a questa rinascita artistica di Ron Keel, ma chi ha vedute più ampie converrà col sottoscritto che "Metal Cowboy" è una raccolta genuina, sentita, molto ben eseguita e se l'originalità non è al primo posto come sua caratteristica... ecchissenefrega, io mi sono divertito davvero tanto. ABe

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