Anche 
            questo gruppo proveniente da Tokyo è al disco di debutto e 
            propongono un prog molto più classico con abbondante uso del 
            mellotron. 
             
            I punti di riferimento sono da ricercare nei Genesis, nei King Crimson 
            e negli Ange, con innegabili tracce di matrice Sabbathiana che affiorano 
            in vari momenti, un prog molto teatrale, epico ed oscuro dal grande 
            impatto atmosferico ed emotivo. 
             
            Nonostante le ottime premesse non tutto funziona a meraviglia, il 
            debole sono le parti cantate, un po' per l'uso del giapponese che 
            è una lingua piuttosto spigolosa e un po' perché il 
            cantante non ha una voce particolarmente bella e carismatica, queste 
            caratteristiche avvicinano il gruppo più al prog settantiano 
            tedesco che non a quello più raffinato inglese. 
             
            Ma le parti musicali sono miele per le orecchie, un intro sontuosa 
            ci introduce in labirinti spettrali come nel secondo brano "Hakai", 
            non particolarmente originale, ma molto energico. Il terzo brano è 
            poetico e punta più sulla ricerca melodica, dando il via ad 
            un'alternanza riuscita fra momenti di tensione e altri di maggiore 
            lirismo. Il quarto brano, anche se breve, mostra le grandi doti tecniche 
            del gruppo. In "Karabako part.2" sembrano fare il verso 
            anche agli Anekdoten, ma con la tenebrosa "Bannen" raggiungono 
            un vertice di prog oscuro e malvagio veramente notevole, per me è 
            l'apice del disco. Siamo solo a metà e l'album procede sempre 
            su ottimi livelli. 
             
            Un debutto davvero interessante. GB 
             
            Altre recensioni: Momijigari  |