Dalla
Sicilia al Veneto a Bologna, c’è un percorso musicale
intenso dietro al progetto Kipple, che giunge al debutto discografico
su etichetta Dischi del Minollo, una label che si è dimostrata
abile nel scovare e sostenere progetti musicali di valore. Di certo
anche questa volta il nome proposto non è di quelli che passano
inosservati.
Questo album colpisce fin dal primo ascolto per i suoni morbidi, melliflui,
stranianti, dilatati che si respirano, un mix di shoegaze, noise ed
elettronica, con un attitudine post rock che domina sul tutto, la
sperimentazione porta a scelte non sempre facili da leggere con un
primo ascolto. Musica molto malinconica, quasi lamentosa dove la struttura
canzone si perde in favore di una unità espressiva esistenziale.
I suoni sono intimi, non ci sono melodie facilmente riconoscibili,
anche le ritmiche non accompagnano con lucidità l’ascoltatore,
le atmosfere sono spesso dark, in un continuo rimando a memorie perdute,
a ricordi dimenticati. Sarebbe riduttivo analizzare i singoli brani,
perché durante l’ascolto si ha sempre l’impressione
di trovarsi di fronte ad un lavoro molto omogeneo. Alcuni momenti
del disco risultano più ostici di altri e qualche volta fa
capolino anche la noia, soprattutto nella seconda parte del disco,
ma questo non toglie al lavoro un certo fascino elegante.
Non è facile confrontarsi con la musica dei Kipple, ma di certo
non è musica che lascia indifferenti. GB
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