Tre anni, qualche lifting facciale e un matrimonio (quello di Gene
Simmons) dopo "Sonic Boom" del 2009 tornano i fab-four americani
sempre capitanati dagli inossodabili Gene Simmons e Paul Stanley,
ormai stabilmente accompagnati da Eric Singer (Black Sabbath, Lita
Ford, Badlands, etc etc) alla batteria e da Tommy Thayer (ex Black
'n' Blue) alla chitarra.
Festeggiando i quarant'anni di esistenza dei Kiss ed i trentanove
anni dall'omonimo debutto, non possiamo chiedere alla band sbalorditive
novità o deviazioni particolari dal percorso che la ha caratterizzato
ed infatti la coppia Simmons/Stanley non delude le aspettative dando
ai fans esattamente quello che i fans chiedono, celebrando i fasti
dell'hard rock (o hair metal se volete) con la solita professionalità
e passione.
Molti di conosceranno già il singolo "Hell Or Hallelujah",
potente e dinamico hard rock dominato dalla inconfondibile voce di
Stanley che cresce ad ogni ascolto, fedele ai riffs che hanno marchiato
i Kiss anni settanta, ma con un suono rinnovato ed al passo coi tempi,
e similmente "Wall Of Sound" asfalta l'ascoltatore col suo
poderoso incedere ed una struttura che piano piano entra nelle viscere
e non ti lascia più.
Su "Freak" sarebbe dovuta apparire l'ospite Lady Gaga (fan
dichiarata dei Kiss) cui Simmons, da vecchi volpone del business quale
è, lascia la porta aperta per future collaborazioni, ma poi
è toccato a Paul Stanley cantarla, ma nonostante la buona volontà
non mi pare la canzone più riuscita dei Kiss e dell'album in
particolare. L'irruente "Back To The Stone Age" rappresenta
l'ideale punto di unione fra gli MC5 ed i Dictators, sorta di punk
metal in chiave Kiss e se la prendete con questo spirito vi divertirete
un sacco, mentre la successiva "Shout Mercy" suona poco
ispirata ed assemblata senza troppa convinzione.
Ci si riprende lentamente con "Long Way Down", hard rock
con qualche vaga reminiscenza di Mountain e Led Zeppelin; un coretto
molto East Coast introduce l'anthemica "Eat Your Heart Out"
che sarebbe potuta apparire su un album qualsiasi dei tre fra i primi
due "Alive", e la band si diverte sorretta dal basso tuonante
di Simmons, da un Singer gran pestatore e da un buon Thayer nell'assolo
cucito artigianalmente addosso alla canzone. La voce di Gene domina
ancora sul classico hard rock americano settantiano "The Devil
Is Me" resa crudelissima dall'affilata produzione.
A Thayer ed Eric (a quanto pare saranno loro il futuro dei Kiss quando
Simmons e Stanley si ritireranno a vita privata) viene dato spazio
da lead singer rispettivamente in "Outta This World" (rocker
orecchiabile alla 707) e "All For The Love Of Rock & Roll"
(i primi Kiss riemergono con rinnovato vigore commerciale), non propriamente
le due canzoni migliori di "Monster", ma soprattutto la
seconda non mancherà di evocare commosse reminiscenze nei fans
di più vecchia data.
Simmons e Stanley si riprendono e dividono il microfono per il party
rock "Take Me Down Below", tipico 'feelgood' dei Kiss che
viene spiegato con ancor più vigore nella conclusiva "Last
Chance".
Non fermatevi al primo ascolto, questo disco necessita di alcuni passaggi
prima di far emergere il proprio valore senza nascondere i difetti
che da un team esperto come Gene e Paul non ci si aspetta. E' anche
vero che dopo tanto tempo sulle scene e tanti dischi sfornati qualche
passo falso è da mettere in conto... ma io li perdono!!!
Vi segnalo che la versione su iTunes di "Monster" offre
la bonus track "Right Here, Right Now" che avrei visto molto
bene nella scaletta su cd, un buon hard rock orecchiabile con un refrain
di buon livello.
Infine, in questi mesi nei negozi si trovano i pupazzi di Hello Kitty
nei panni dei quattro mascherati. ABe
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