I La 1919 sono un duo milanese composto da Luciano Margorani (chitarra,
basso, synth) e Piero Chianura (basso, Synth e tastiere), oggi con
la giunta del batterista Federico Zenoni. Si fondano nel 1980 e propongono
un Rock Prog sperimentale. Fanno parte della cooperativa L’Orchestra
di Milano. Partecipano al festival milanese di musica contemporanea
“Musica Nel Nostro Tempo” a Milano nel 1989, nel 1994
al FIMAV in Quèbec, nel 2001 al festival milanese “To
Sting” e nel 2004 alla terza edizione dell’ “Italian
Jazz Rebels Festival” di Meldola (FO). Nei suoni proposti si
riscontrano anche influenze King Crimson, lo si può ascoltare
nella discografia composta da “L’Enorme Tragedia”
(1985 – ADN), “Ars Sr A” (1987 – ADN), “Jouer,
Spielen, To Play” (1994 – Materiali Sonori), “Giorni
Felici” (1997 – Materiali Sonori) e “Freepopjazzrock”
(2005 – Auditorium Edizioni).
Quindi dopo trenta anni di musica, il carattere del gruppo è
ben definito e aggiungerei anche di forte personalità. Ascoltare
la musica dei La 1919 necessita di sgombero mentale da pregiudizi
alcuni. Ricerca si, ma non estrema o perlomeno non forzata, le armonie
si reggono ampiamente in piedi, pur essendo strutturate con divagazioni
di tema. Il cd è suddiviso in due capitoli, il primo con cinque
tracce dal titolo “Side A” ed il secondo “Side False”
a sua volta da altre cinque.
L’introduzione di “Fuzzy Trace Theory” è
tuttavia rassicurante, con un fascino tipicamente anni ’70,
per poi giungere a “Marion Crane”, una combinazione di
suoni che personalmente mi ritraggono una scena tipicamente nordica
del Prog attuale, quello che ha come punto di riferimento i King Crimson.
Le chitarre elettriche richiamano spesso e non a caso le modalità
di Fripp. Più articolata è “Uncle Dog”,
per meglio dire si racchiude nell’ambito Prog nel senso più
sperimentale e coraggioso del termine. Niente Genesis o Gentle Giant
per intenderci, piuttosto voglia di andare e lasciarsi andare. La
ritmica ricopre un ruolo importante, molto presente, come in “Falsi
Incidenti”. Resto colpito dalla Psichedelia di “Progetti
Di Grandi Città Con Terrazze”, fortemente labirintica,
pregna di suoni e spettrali soluzioni. Ne amo le chitarre acide.
Le dissonanze sonore di “FMS #1: Hawaii” intraprendono
il cammino di “Side False”, qui le tastiere ricoprono
un ruolo più importante e comunque tutto sembra fluttuare,
come cercare di restare in piedi su di un grande materasso ad acqua,
dove si fatica a restare in equilibrio. Sensazioni dettate dalla musica
a tratti inquieta e solo apparentemente amica di certe rassicuranti
melodie, esse celano insidie mentali, esempio ne è anche “FMS
#2: Il Sogno Di FF”.
Ma non è importante dare ragione al cervello, ossia a quello
razionale, bensì a quello che si prova, perché in fin
dei conti la musica, scatenando in noi dopamina, non fa altro che
ingannare il cervello stesso con piaceri chimici, droghe illusorie
e quindi immagini per un orecchio, come dicevano i grandi Arti &
Mestieri. Io invece vedo la musica come un vestito per un orecchio
e se avete voglia di colorarlo in maniera stramba ed irriverente,
oggi non dovete fare altro che fargli indossare “False Memory
Syndrome”, ma questo è un consiglio che faccio soltanto
ai più open mind di voi, perché altri già mi
avranno preso probabilmente per un folle. Pazienza. MS
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