Rock Impressions

Lef-T - My Left Side LEF-T - My Left Side
Selfproduced
Distribuzione italiana: -
Genere: Rock
Support: CD - 2012


Il batterista Lele Borghi in realtà è un polistrumentista piuttosto stimato nel circuito underground italiano, per anni leader dei MamaMiCarburo, ha condotto una carriera all’insegna della grande qualità, questo è il suo primo disco solista e in questo lavoro ha messo a frutto la sua grande esperienza, un disco molto ricco, che mette in mostra tutto il talento di Borghi. Ho conosciuto Lele in occasione dell’ultima calata italica del cantante irlandese Andy White, che da anni si fa accompagnare da Borghi in giro per l’Europa e che ha dato un contributo in un brano del presente cd, con un set acustico essenziale, che ha messo in risalto la sensibilità artistica di entrambe i musicisti e devo dire che sono rimasto molto colpito proprio dal lavoro di Lele alla batteria. Così ci siamo conosciuti ed ho provato fin da subito una grandissima simpatia per questo artista e ora sono contento di presentare questo suo lavoro.

La prima canzone è la title track scritta a quattro mani con White, un brano rock sincopato, con un bel riff che suona abbastanza originale, rock essenziale cantato in inglese, c’è energia e rabbia e una bella melodia di fondo. Anche il secondo brano “The Sun Never Shine On Your Own” è stato scritto con White che lo ha anche cantato e ha suonato l’ukulele. Si tratta di una ballata molto vicina allo stile folk dell’irlandese, suonata con intensità e ci mostra tutto il carattere internazionale di Borghi. “In a Blink of an Eye” propone un rock energico, dominato da un drumming pulsante e ancora da melodie intriganti. “Beautiful” è un altro brano che colpisce per l’originalità della sua linea melodico ritmica, Lele ha qualcosa da dire e lo dimostra, il finale però sembra un po’ incompiuto. “By the Light of the Moon” è una ballad sempre poco convenzionale, mentre l’amore per il drumming torna prepotente in “Put Six in Nine”. L’amore del nostro comunque sono sempre le belle melodie ed ecco allora la piacevole “Still Love You”, che non ha bisogno di grandi presentazioni, una bella ballata d’amore. Non male anche il giro intrigante di “Walking”, un rock apparentemente morbido, ma che in realtà graffia. Si termina con “We Don’t Want” costruita su un discreto crescendo.

Non credo che Borghi abbia voluto cambiare le regole del gioco, lui vuole fare la sua musica e condividerla con noi e lo fa nel modo migliore, con uno stile personale e sincero, tutto da gustare. GB


Flash Forward Magazine

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